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Come tu mi vuoi

Regia di Volfango De Biasi vedi scheda film

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La recensione su Come tu mi vuoi

di barabbovich
4 stelle

Per pagarsi l'affitto a Roma e mantenersi agli studi in scienze della comunicazione, Giada (Capotondi) serve ai tavoli di una trattoria e dà ripetizioni private. Grazie a questa seconda attività conosce Riccardo (Vaporidis), svogliato rampollo di una famiglia ultrabenestante, che ha fondato la sua esistenza sull'apparire. Innamoratasi di Riccardo, Giada capisce che l'unica strada per conquistarlo è quella si assecondare le aspettative (estetiche) di lui. Così, da brutto anatroccolo brufoloso e quattrocchi, la ragazza si trasforma in una splendida maliarda in mise da battona, dando un calcio alle sue convinzioni sulla sostanza dell'essere contro l'inconsistenza dell'apparire.
Casomai non fossero bastati più di vent'anni di televisione commerciale a inebetire gli italiani, anche il cinema dà il suo solido contributo (qui, non a caso, produce Marina Berlusconi). Passati i tempi della gioventù bruciata, delle ripetenti che fanno l'occhietto al preside e delle mele, il primo scorcio di terzo millennio propone un serie di teen-movies nel quale a primeggiare sono i sentimenti (sempre traditi), che figurano su uno sfondo fatto di marchette pubblicitarie (nel film come nei libri d Moccia o della Kinsella), di esami grotteschi, di griffe, alcol, fiumi di polvere bianca, discoteche. Non fa eccezione il film di De Biasi, trentenne romano la cui opera prima è identica nei contenuti a quanto si è visto nel cinema di Brizzi, Prieto (Ho voglia di te) e Lucini (Tre metri sopra il cielo), buono per una generazione che preferisce la cool-tura alla cultura, rappresentata da cineasti con l'ossessione del botteghino che non hanno saputo imporre all'attenzione del pubblico alcun talento, che non hanno alcuna visibilità internazionale, ma capacissimi di riempire le sale con opere immonde, segno inequivocabile di questi tempi da basso impero che stiamo vivendo.
Da uno spunto del genere - quello del contrasto tra l'essere e l'apparire - un genio come Billy Wilder sarebbe riuscito a ricavare un film immortale. Il film di De Biasi è invece un apologo immorale diretto male e scritto peggio, zeppo di sfondoni in fase di regia, e con attori - con l'eccezione di Cristiana Capotondi ed Elisa - di livello dilettantesco. Il tutto coronato da una ricostruzione inverosimile del mondo universitario, con la Capotondi passata, nel giro di un solo anno, dall'esame di maturità (Notte prima degli esami) a un posto di assistente in accademia. Complimenti davvero!

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