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28 settimane dopo

Regia di Juan Carlos Fresnadillo vedi scheda film

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La recensione su 28 settimane dopo

di arkin
6 stelle

Seguito dell'ottimo "28 giorni dopo", il film di Fresnadillo non si concentra come quello di Boyle sulle dinamiche instaurate tra piccoli gruppi di superstiti(ad eccezione, ovviamente, dell'arrivo di Murphy e compagne dai soldati), ma preferisce mostrarci la città già "distrutta" dalla catastrofe, e alla ricerca di un nuovo inizio, dove le persone hanno appena cominciato a rimettere insieme le proprie vite, i soldati "spiano" come guardoni le  finestre 24 ore al giorno, e una preoccupata dottoressa(la Byrne) si muove sul filo di una giustificata paranoia. 
E quello che ci eravamo persi nel primo episodio(l'isteria di massa, i massacri, l'intervento dell'esercito) qui non ci viene risparmiato, ed è forse la cosa migliore del film, in cui a vincere è la regia: solida, atroce, adrenalinica, che non dai mai tregua. 
Quello che funziona molto meno è proprio la caratterizzazione dei personaggi, con le loro dinamiche familiari ed interiori, dove protagonisti compiono atti eroici senza nemmeno essersi fatti conoscere(il bel personaggio di Doyle, che avrebbe meritato più spazio), ed altri diventano il fulcro dell'azione senza essere molto simpatici(i due ragazzini privi di personalità). 
L'unica cosa che colpisce, è il modo in cui perfetti estranei si dimostrino più protettivi e coraggiosi verso il prossimo di quelli che condividono legami di parentela(il padre smidollato e tanto vigliacco da provocare una tragedia per non voler ammettere i propri errori, fino al punto di condurre la sua famiglia quasi allo sterminio) ed altri personaggi mettano le regole di qualche codice al di sopra dell'umanità o dell'amicizia(quel bastardo di un elicotterista). Tuttavia, in questo ritratto di uomini disumani e non, sfugge l'intento finale di Fresnadillo, laddove invece era chiaro quello di Boyle, lasciando il pubblico insoddisfatto dal punto di vista emozionale. 
Alcune belle sequenze(l'inizio, la strage dei cecchini all'uscita dall'edificio), alcuni passi falsi( che in una situazione così drammatica il livello di sicurezza ed accesso ai laboratori sia così basso da far entrare chiunque è una barzelletta da far ridere tutti i polli londinesi), ed un buon cast(sempre ottimo Carlyle).
Jeremy Renner(Doyle), che forse qualche palato fine aveva notato all'epoca di Dahmer(interpretazione magistrale di uno psicopatico, una delle migliori degli ultimi anni) di lì a poco sarebbe uscito "dall'ombra" grazie a The hurt locker e The Town, aggiudicandosi due meritatissime candidature all'oscar. 

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