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28 settimane dopo

Regia di Juan Carlos Fresnadillo vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su 28 settimane dopo

di Paul Hackett
4 stelle

Bah... i sequel dovrebbero davvero proibirli per legge. "28 giorni dopo" era una pellicola bella ed appassionante che concedeva assai poco ai luoghi comuni del "survival-horror" a base di (simil)zombi, ma anzi utilizzava sapientemente i clichè di quel particolare genere cinematografico per avanzare delle affascinanti riflessioni sull'amore, l'amicizia e la solidarietà tra esseri umani. Quella di Danny Boyle era un'opera "chiusa", con un inizio ed un (eccellente) finale e proprio non si intuiva la necessità (almeno quella artistica) di un seguito. Ed invece, complice evidente il richiamo del portafogli, ecco questo "28 settimane dopo" che, lo s'intuisce subito, è decisamente tutt'altra roba rispetto all'ottimo antesignano: il film dello spagnolo Juan Carlos Fresnadillo è nettamente più "tradizionale" nell'approccio alla materia e preferisce seguire la strada della frastornante azione adrenalinica, del gore e degli spaventi facili, condendo il tutto con un pessimismo cosmico senza speranza che rende la visione estremamente amara e sgradevole. La sceneggiatura (dello stesso regista con Rowan Joffe, E.L. Lavigne e Jesus Olmo) non è priva di qualche guizzo interessante ma lascia perplessi per la sua prevedibilità e irrita profondamente per la sua totale adesione ai cliché del cinema "de paura" (ma è possibile che in ogni horror debba sempre esserci qualche idiota, in questo caso i due antipaticissimi ragazzini, a fare qualcosa di stupido scatenando un disastroso effetto domino?). Per l'amor di Dio... Fresnadillo è un regista che sa il fatto suo, lo si vede nei virtuosismi visivi e nei continui cambi di ritmo e di stile ma spesso tende a strafare, risultando a tratti fastidioso: la telecamera che non sta ferma un attimo per dare dinamismo (e un bel po' di nausea) alle scene più convulse, le inquadrature tremolanti, magari in soggettiva, che dalla strega di Blair in poi sembra siano diventate irrinunciabili in ogni horror, l'esagerato ricorso alla sottoeposizione per caricare di cupezza alcune scene e con l'unico risultato di rendere tutto a dir poco inintelliggibile... insomma... Fresnadillo ce la mette davvero tutta per farci capire che ha talento ma la sua è forma che solo raramente diventa sostanza e "28 settimane dopo" si riduce spesso ad uno sterile sfoggio di capacità tecniche. Buono comunque il cast: Robert Carlyle è un interprete che non si discute (anche se nel corso di una carriera ormai lunga, su una cinquantina abbondante di film, parecchi ruoli poteva tranquillamente risparmiarseli), molto bene anche Catherine McCormack e la bravissima (e un po' sottovalutata) Rose Byrne, per quanto mi riguarda una delle migliori attrici della sua generazione. Tirando le somme, "28 settimane dopo" è un'opera non indegna ma piena di difetti alla quale non giova certo il confronto con l'ottimo capostipite firmato da Danny Boyle: tutto sommato il film di Juan Carlos Fresnadillo non è nemmeno brutto... semplicemente è inutile. Voto mediocre.

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