Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Si presenta come un’opera lieve, quasi inconsistente, intellettualistica, al di fuori del tempo e della contemporaneità, certamente, al di fuori del comune gusto verso il grossolano. Già il formato in 4/3 vale come dichiarazione d’intenti. Poi c’e la direzione degli attori antiaccademica, attenta a tenere a bada ogni possibile smania ‘hollywoodiana’ di divismo. Come un ‘Pasolini’ meno controverso, meno sofferto. Oggi sono tutti in cerca di violente e chiassose sensazioni, contraltare di relazioni sociali omologate, piatte, sterili, asettiche, meccaniche. Il gusto del tempo tende alla bellezza delle forme piuttosto che alla bellezza intesa come Grazia, che non é solo un fatto di equilibrio di misure esteriori. La Venere attuale e, infatti, un manichino o una bambola appariscente, ornamentale, al limite, una drag queen, che è la sua parodia. A guardare bene, con una sensibilità inusuale per il dettaglio, sotto una veste così semplice e candida, ‘minimalista’- direbbe qualche professore -, si cela uno spirito sottilmente e ironicamente critico nei confronti della cultura attuale percepita all’avanguardia mentre dimostra di essere in forte fase regressiva. E’, soprattutto, un saggio esaustivo sull’Amore, nucleo di ogni visione del mondo; forza spirituale che trascende qualunque limite materiale. Se anche fosse il peggior Rohmer sarebbe una tra le pochissime pregevoli opere in circolazione; una salutare boccata d’aria pulita per l’anima.
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