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The Hunting Party

Regia di Richard Shepard vedi scheda film

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La recensione su The Hunting Party

di amandagriss
6 stelle

Due reporter americani (Richard Gere e Terrence Howard), che hanno svolto gran parte del loro lavoro sui campi di battaglia, nelle zone più 'calde' degli scontri, ritornano a Sarajevo -ex Jugoslavia-  a fine conflitto, per mettersi sulle tracce del feroce criminale di guerra, detto la 'volpe' (riferimento implicito a Karadzic, capo dei miliziani, responsabile di operazioni di pulizia etnica che hanno sventrato quelle terre). Da una storia vera, opportunamente romanzata - ''solo gli aspetti ridicoli sono quelli rispondenti alla realtà dei fatti'', ammonisce la didascalia iniziale -, un film che trattando della guerra si concentra su ciò che resta del suo orrore a ostilità concluse, sugli strascichi che lascia in un territorio che ha profondamente martoriato, e lo fa scegliendo la strada della 'leggerezza', affidandosi ad un registro non necessariamente (o esclusivamente) drammatico, capace di mettere in risalto la tragicomicità e l'assurdità o forse l'irrealtà di vivere e muoversi in territori ufficialmente sicuri, neutrali, gli stessi che fino a qualche tempo prima sono stati teatro di brutali atrocità ( ''una volta questo terreno era totalmente minato'' ). Dove è, in realtà, pressoché normale  trovarsi a fronteggiare imprevisti e pericoli di ogni sorta, essendo le ferite ancora aperte (e resteranno tali per molto), in balìa dei pericoli ancora in agguato, della fortuna, in un bagno di tensione e adrenalina costanti, con la sensazione di essere e sentirsi ancora vivi laddove tutto grida morte. Il regista di The matador illustra con sobrietà la complessa, stratificata realtà postbellica, le situazioni e le dinamiche umane che gravitano attorno ad essa; sardonico e graffiante denuncia la mole d’interessi coinvolta in ogni conflitto armato; incisivo e disincantato punta il dito contro l'Esercito, l'ONU, la CIA,  i governi che, da lontano e al sicuro, decidono le sorti del mondo, che stipulano patti con i più sanguinari assassini preoccupandosi sempre meno di fare giustizia e sempre più di arrivare ad accordi convenienti per ciascuna delle parti in causa. Sottolinea, altresì, come la libertà di stampa non sia, poi, così libera, come la cronaca di guerra venga impunemente manipolata e filtrata: quanti i 'si dice' e poche le verità, che faticano ad emergere. Racconto singolare, che spiazza lo spettatore (ma lo solleva anche un po') nel sorprenderlo a sorridere su questioni estremamente serie e drammatiche, di cui si sente tutto l'amaro in bocca, impreziosito da un bravo Richard Gere - età e curriculum gli permettono di essere selettivo e motivato nelle sue scelte cinematografiche - nel convincente ruolo del carismatico giornalista d'assalto che mette a rischio la sua stessa vita affinché la verità storica venga a tutti i costi divulgata. Pellicola interessante, che scorre fluida e veloce. Vale la pena concederle la propria attenzione.

 

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