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Jenifer. Istinto assassino

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Jenifer. Istinto assassino

di alan smithee
6 stelle

Durante una pausa di lavoro, un poliziotto si imbatte casualmente in una scena di un delitto: un uomo in stato di alterazione evidente sta per massacrare una giovane ragazza. Costretto ad intervenire, il poliziotto spara ed uccide l'aggressore, accorrendo a salvare la giovane: che appare come una ragazza dalle fattezze molto attraenti, se si eccettuano i lineamenti del viso, deformati e sovrastato da due pupille nere che ricordano origini animali se non primordiali.

L'uomo finisce per affezionarsi alla ragazza che, nonostante l'aspetto mostruoso, sprigiona col suo corpo avvenente un misto tra tenerezza e attrazione erotica che nemmeno l'uomo riesce a controllare: perderà la famiglia, non appena deciderà di ospitarla presso di sé nonostante le opposizioni di una moglie dispotica e stressata. Poi sarà costretto a lasciare il lavoro e a trasferirsi in un'altra contea, scegliendo di vivere nel bosco in una casupola di fortuna, non appena venuto a conoscenza degli istinti carnivori incontrollati che la donna finisce per provare non solo sulla specie animale, ma anche (o soprattutto) sugli esseri umani.

Prima delle due avventure oltreoceano che hanno coinvolto il regista Dario Argento nella serie horror celebre intitolata Masters of horror, Jenifer si può considerare addirittura uno dei lavori più riusciti dello sconclusionato ultimo venticinquennio di carriera del maestro del brivido italiano.

Strutturato come una favola gotica organizzata e strutturata narrativamente ad anello, con un incipit a cui si torna nello spiazzante (ma non esattamente originale) finale beffardo e sadico, questo episodio ha il merito di riuscire a far presa sullo spettatore senza esagerare né con effetti gore (che in questa serie appaiono sempre coadiuvati e resi espliciti da effetti speciali a basso costo, alcune volte davvero ridicoli).

Anche nella costruzione dell'esile tratto dei personaggi coinvolti - che da sempre resta il tallone d'Achille più evidente del cinema di Argento, questa volta il film appare dignitoso, evitando descrizioni penose e limitandosi a tracciare i tratti salienti dei due protagonisti, resi molto bene per l'occasione sia dal noto protagonista Steven Weber e dalla sinuosa Carrie Fleming, resa mostruosa in viso da un make-up che la sapiente regia riesce a mostrarci poco per volta, nel rispetto di una efficace suspence sullo spettatore. 

Tra i due attori si forma una provocante alchimia soprattutto fisica, che si traduce perfettamente in termini di immagini e contribuisce a rendere il film piuttosto efficace e riuscito. Qui Argento riesce bene a tradurre in immagini il contrasto fisico-sessuale che oppone tenerezza a un sentimento di ribrezzo e raccapriccio, ed unisce i due protagonisti in un approccio controverso ma fortissimo. La storia è stata scritta dallo stesso protagonista Steven Weber. 

 

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