Espandi menu
cerca
Lo scafandro e la farfalla

Regia di Julian Schnabel vedi scheda film

Recensioni

L'autore

LorCio

LorCio

Iscritto dal 3 giugno 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 145
  • Post 34
  • Recensioni 1625
  • Playlist 251
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Lo scafandro e la farfalla

di LorCio
10 stelle

Mamma mia che film, mamma mia che film! Abbiate pazienza, questo è un film immenso! Torniamo in noi e cerchiamo di motivare con pertinenza il nostro entusiastico giudizio. “Lo scafandro e la farfalla” si apre con una ripresa in soggettiva, una voce off maschile che noi spettatori sentiamo ma i comprimari della scena no. La visuale che si presenta ai due occhi del protagonista è enigmatica, a tratti sfocata. Uno dei due occhi viene cucito onde evitare problemi irrisolvibili. Ma cosa è successo? Jean-Dominque Bauby, un brillante pezzo grosso della rivista di moda “Elle”, ha avuto un malore che l’ha portato in coma per tre settimane. Quando si risveglia si accorge che non può più comunicare e che solo la palpebra dell’occhio sinistro è in grado di muoversi in quel corpo pressoché esanime. Grazie all’aiuto di una determinata logopedista e di una copista, riesce a realizzare il romanzo commissionatogli da una casa editrice. Certo, il tema non può più essere quello originale (una versione femminile de “Il conte di Montecristo”), c’è una vicenda ben più importante da raccontare (come poter far spiegare le ali alla farfalla racchiusa nel suo ingombrante scafandro) e la cosa più incredibile è soprattutto il metodo messo in atto per scriverlo. Dieci giorni dopo l’uscita di quel libro, Jean-Domenique muore per una banale polmonite, lasciando tre figli, un ex moglie forse ancora innamorata, un’amante timorosa e un vecchio padre stanco e smemorato. Julian Schnabel, artista notevole, si misura per la terza volta col racconto cinematografica e ancora una volta espone la storia vera di un uomo che si ritrova in una situazione esistenziale al limite. Nonostante l’interesse inevitabile per le tecniche cinematografiche messe in atto, solo apparentemente dedite all’esercizio di un puro estetismo, Schnabel gira un film imprevedibile. Alle prese con una vicenda più che delicata, la quale benissimo poteva sfociare nell’involontario patetico, la mano quasi tenera ma non sciocca dell’autore accarezza le scene con rara sensibilità, donando allo sconvolgente racconto un’impronta intimista e introspettiva. La voce fuori campo, il più delle volte una scelta che illustra i limiti di una sceneggiatura, è perciò indispensabile per conferire il giusto tono, pervaso da un’autoironia che cerca di salvare ciò che salvabile non è più apparentemente. I commenti sarcastici, le battute beffarde del protagonista sono dunque funzionali alla buona riuscita dell’opera. E non dimentichiamoci che l’origine, il libro di Bauby, essendo scritto in prima persona, è una lucida analisi su se stessi che non si risparmia niente e che ricorda tutto con un occhio critico. L’occhio. Solo con un occhio riesce a comunicare, Jean-Do. Ed è proprio l’occhio, mosso da una parte all’altra con febbrile nervosismo, l’arma vincente che il mirabolante Mathieu Almalric sfodera per rendere memorabile il suo personaggio (e la sua prova). Le tinte annebbiate e allo stesso tempo nitide con le quali Janus Kaminski colora la fotografia estraggono il meglio della messinscena, regalando alle già straordinarie immagini un profilo ancora più velatamente onirico (i ghiacciai che si sciolgono, la barella con il profondissimo buco, l’incontro con la regina e tante altre). Ma anche le luci dei passaggi, diciamo così, reali sono degne di nota, basti ricordare quelle soffuse della tosatura della barba da parte di Jean-Do al vecchio padre (di una dolcezza candida) e quelle vermiglie della capatina a Lourdes. Un film irresistibile ed anomalo, fantastico nella realizzazione visionaria, stupendo nel valore etico e sensibile. Se ne sente il bisogno, la cruda necessità di film del genere.

Sulla colonna sonora

Gran repertorio musicale.

Cosa cambierei

Voto: 9.

Su Marie-Joseé Croze

Bravissima.

Su Emmanuelle Seigner

Bella e sofferta.

Su Mathieu Amalric

Incredibile e mirabolante. Scandalosa la sua non presenza nella cinquina degli Oscar per il miglior attore, ma s’è meritato un bel Cesar.

Su Julian Schnabel

Visionaria ed intimista, sensibile e solo apparentemente interessata al puro estetismo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati