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Una voce nella notte

Regia di Patrick Stettner vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Una voce nella notte

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Gabriel Noone, romanziere e conduttore di una trasmissione radiofonica notturna, è stato da poco abbandonato dal suo compagno Jess e inoltre è ormai vittima di un blocco dello scrittore che non accenna a interrompersi. Per distrarlo il suo agente gli fa leggere il manoscritto di Peter Logand, un giovane quindicenne molto malato che vive assieme a Donna, la sua tutrice, e che ha scritto un’autobiografia nella quale descrive gli abusi subiti dai genitori. Peter e Gabriel iniziano quindi a parlare al telefono creando un rapporto che porta l’uomo a giudicare il ragazzo come quel figlio che non ha mai avuto. Tutto però inizia a precipitare quando Jess insinua in Gabriel il dubbio che la voce di Donna e quella di Peter siano identiche.

Nella prima metà degli anni ‘00 Robin Williams diede vita a un personaggio che molte volte gli abbiamo visto portare in scena. Questa volta non si tratta però di uno speaker radio sopra le righe o un docente pieno d’ideali, ma uno scrittore omosessuale arrivato a un bivio dal quale non può sottrarsi. Un uomo solo, tormentato dai propri pensieri e dai fantasmi frutto di una vita che sembra essergli sfuggita di mano. A fargli da contraltare la non vedente Toni Colette nuovamente, dopo About a Boy – un ragazzo, nel ruolo di una madre apprensiva, in tal caso non vedente, e molto problematica, mentre sullo sfondo si creano le medesime atmosfere invernali e drammatiche di un romanzo poliziesco che lascia lo spettatore dubbioso di fronte all’esistenza o meno del giovane Peter, impersonato dal fratello minore di Macaulay Culkin.

 

Basato sul romanzo autobiografico di Armistead Maupin che veramente s’intrattenne telefonicamente con un suo giovane fan, la pellicola diretta dal semi sconosciuto Patrick Stettner riesce a reggersi sia su una trama che rasenta il thriller psicologico, o come lo ha definito lo stesso Maupin: ‘un Thriller del Cuore’, sia sulle solide interpretazioni teatrali e sofferte di Williams e della Colette che con pochi accorgimenti hanno saputo inchiodare lo spettatore allo schermo.

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