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The Prestige

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su The Prestige

di ROTOTOM
8 stelle

Promessa: Questo di Nolan è un grande film, intimo e crepuscolare, decadente e ricco di futuro, ma immerso nell’ombra dei limiti del tempo in cui si svolge, (fine '800) nel cupo non palesato di una società in bilico tra stupore e timore per il moderno. Film illuminato dall’ossessione che si fa corpo, anzi di più, si scorpora, si frantuma in frame illusori ognuno dotato di fisicità, personalità, di corpo a sé stante. Diventa cinema, un inganno che filtra e moltiplica un altro inganno rendendolo reale per la legge matematica e grammaticale della doppia negazione. La scienza è come la magia quando non la si comprende, e la magia è come la scienza quando la si progetta. Svolta: scompare ogni remora nell’arbitrio delle proprie possibilità. Scompare l’uomo fatto di carne e sangue. La sospensione è memoria, attenzione ai particolari, immagini da recuperare, passaggi da riprendere e analizzare quando è già troppo tardi, frame che scorrono veloci e si può solo avere la visione dell’insieme progettato, non ogni singolo particolare, privilegio questo di chi sta dietro l’inganno. Attesa, i segreti montano su segreti, macchinari su macchinari, amore su dolore, morte su rinascita e i due poli estremi della percezione umana, scienza e magia, che come per magia si sovrappongono come l’universo è scientificamente provato che sia curvo. Tutto alla fine tornerà, ma la sorpresa non è nulla, la magia non è far sparire ma far ritornare. Per la scienza il miracolo non è distruggere, ma creare. Il Prestigio: l’immagine sparata del riflesso di un’ossessione, la sorpresa mutata in stupore dipinta con i colori dell’ignoto. I due maghi sprofondano nell’ignoto dentro loro stessi e nel contempo al di fuori da tutto e ricompaiono irridendo la morte, le leggi fisiche, ogni remora viene accantonata per soddisfare il sogno di sopravanzare l’altro, di irriderlo, di penetrare sempre di più nel mistero. Il prestigio è tornare, non importa quanto l’inganno venga svelato o meno, quanto sia reale o meno, l’importante è l’espressione sulla faccia del rivale, del pubblico, il trucco in sé non conta, conta solo che funzioni come funziona il trucco cinematografico dell’inganno ad arte. E per questo siamo contenti di credere che un po’ sia vero. Fantasia e storia si compenetrano l’un l’altra creando un gioco caleidoscopico di visioni e riflessi, compare il leggendario Tesla, il profeta delle Risonanze Meccaniche in grado di distruggere il mondo e tutta la geniale follia di chi sonda l’ignoto per capirne tutte le possibilità. Ma la società è triste con i visionari e ha bisogno di essere affabulata e raggirata poiché non in grado di distinguere il vero e il falso. Ecco quindi che la scienza ha bisogno della magia per essere veicolata, resa quantomeno verosimile se non vera, ai piccoli occhi della società dell’epoca. Vero e falso. Non c’è in realtà nessuna differenza in questi due aggettivi, o meglio non nell’oggettività semantica dei termini, quanto sulla soggettiva propensione ad attribuirne i specifici significati da parte di chi fruisce dei giochi di prestigio, come della vita della persona amata, del mezzo cinematografico e così via. E’ vero se quello che vediamo soddisfa in pieno la Promessa e la successiva Svolta è a sua volta rafforzata dal Prestigio. Tutti i particolari si dimenticano. La magia è una metafora della vita e metafora dell’illusione principe: il cinema, che della vita è ambasciatore di genialità e illusoria salvificazione. Nolan riesce a tenere in bilico tutti gli aspetti del film, tornando all’amato flash back che ne fece la fortuna in Memento, gioiello di montaggio e intuizione cinematografica, creando un meccanismo ad incastro perfetto in cui amore e morte, magia e scienza, vero e falso, verità e menzogna sono opposti coincidenti supportati dal latente tema del doppio Cronemberghiano che via via prende sempre più spazio crescendo di importanza fino ad esplodere nel sorprendente, splendido finale. Il numero principe dei due maghi rivali è lo scomparire e il ricomparire dei corpi da un luogo ad un altro, teletrasporto lo chiameremmo oggi, Promessa che all’inizio è sfida, Svolta che diventa ossessione, Prestigio che prevarica tutti i confini del lecito e della comprensibilità razionale diventando crimine. Vedere per credere, se credete ad un’illusione. Ottimi gli attori, Michael Caine su tutti nel ruolo di ingegnere inventore di trucchi e confidente di Hugh Jackman la cui prestanza fisica e scenica viene messa in risalto dalle scene di teatro. Christian Bale si conferma un grande attore che ha trovato in Nolan il mentore giusto per la propria ambigua capacità recitativa, non a caso con il regista ha dato splendido corpo allo schizofrenico super eroe per eccellenza, Batman. Menzione d’onore per lo scomodo ruolo dello scienziato Nikolai Tesla a David Bowie che ne interpreta lo stranito talento con il consueto mellifluo sguardo e al suo aiutante Andy Serkis splendido Gollum e King Kong con Peter Jackson. Solo di appoggio le attrici, bellissima Piper Perabo, ulteriormente sopravvalutata Scarlett Johansson che al cospetto di attori veri letteralmente scompare. Come, guarda un po’, nel numero principe dei due maghi, diavolo d’un Nolan.

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