Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
C'è lo yakuza che vuole recitare il ruolo dello yakuza in un film e c'è il commesso di supermercato che ottiene quella parte e si immedesima talmente nel ruolo, da diventare un malavitoso anche nella vita reale. Ammesso che qui si possa distinguere tra cinema e vita reale. In questo film, infatti, i due piani si confondono continuamente: in più ci si mette anche il sogno e così la confusione per lo spettatore è totale. Avevo lasciato Kitano alle prese con le katana di Zatoichi (2003) e lo ritrovo in questa sorta di Otto e mezzo confusionario ed irrisolto. Il regista tuttofare giapponese ha già dato abbastanza per essere annoverato tra i grandi del cinema attuale, ma questo film testimonia di un'impasse creativa che si spera soltanto momentanea.
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