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La casa del terrore

Regia di Seth Holt vedi scheda film

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Neve Che Vola

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La recensione su La casa del terrore

di Neve Che Vola
8 stelle

Thriller con elementi horror (quasi "nero") che mi ha convinto.
Dopo una sola visione, non saprei ricostruire la trama in ogni piccolo particolare al fine di valutarne la logica, ma l'atmosfera del film la trovo assolutamente riuscita, forse deve più di qualche spunto al capolavoro di Clouzot "I diabolici"... gli occhiali neri della protagonista, la piccola piscina fredda e oscura, la spaventosa immagine del padre della ragazza seduto immobile che la guarda fisso... La giovane Penny (una meravigliosa Susan Strasberg) è perfetta sulla sua sedia a rotelle: bella, fragile ed allo stesso tempo coraggiosa, credo che difficilmente il pubblico (almeno quello maschile...) possa non innamorarsi di lei quasi subito, e del resto una donna può benissimo identificarsi con altrettanta facilità in questo personaggio. Con una simile protagonista, il film può già dirsi riuscito a metà se non in maggior percentuale, all'inferno la coerenza, forse che il nostro inconscio ne ha bisogno per comunicarci il vissuto emotivo che intende consegnarci attraverso i sogni? No, perchè sà che intimamente sappiamo bene cosa vuole dirci.
Ma si!, è il vissuto emotivo che mi interessa di un film, l'oggetto dello studio non è la creatura del regista, ma lo specchio che la riflette. E forse l'oggetto non è neppure capire la sostanza di quello che riflette, bensì permettere, con un attento controllo della "volontà sapiente" di far emergere lati insospettati di noi stessi al fine di identificarci, volutamente, in questo corpo emotivo, riconoscendo però che si tratta di un processo di identificazione, e non la nostra realtà ultima.  Osservare noi stessi sotto l'effetto prodotto da questo linguaggio dimenticato, come dire

"sta pure in ascolto, la notte"

come "In der nacht", il pezzo fantastico di Schumann.
Come dire

"Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare..."

bellissimo questo verso immortale di Leopardi, che descrive l'unica maniera di udire per davvero la nostra realtà, il sorgere della "meditazione", dopo che ogni rumore si è spento, quando le illusioni diurne se ne sono andate, quando il silenzio interiore è sorto... Non importa il mezzo, non importa cosa lo richiama, la sola cosa che importa è che questo stato sorga.
In questo senso, se la mente è pronta, non si può sapere quale sarà l'accadimento esterno che ne provocherà l'accadere, forse un capolavoro di Hitchcock oppure un piccolo film qualsiasi, un quadro di un genio come una semplice immagine casuale.
Quante volte mi è accaduto di essere preda della rabbia, quasi che un crampo interiore non volesse lasciarmi, e all'improvviso, dopo aver visto un film, la rabbia si è trasformata... e ho pianto amaramente, credendo di capire la frase "la rabbia è uno degli stati energetici della compassione", in tutta la sua forza... e a quel punto ero preda del dolore, ma gioivo di esserne preda, perchè non esiste maggior crimine del dimenticarsi di noi stessi, come dice Goethe

"quando manchiamo a noi stessi, tutto ci manca",

allora vaghiamo come zombies alla maniera di Charles Kane, cercando la nostra Rosabella dove non può trovarsi.
Il peggior ostacolo per l'essere umano che voglia iniziare un cammino (chiamiamolo pure così) spirituale,è questo inganno, dimenticarci di noi stessi eppoi dimenticarci appunto che ce ne siamo dimenticati.

Non mi importa del valore di questo film, nè di nessun altro, ma solo degli effetti che ha provocato su di me. In questo senso il suo valore non può che essere soggettivo, ma non direi che questa sia una posizione infantile o primitiva, al contrario la ritengo più evoluta perchè tratta in fondo della ricerca oggettiva della nostra comune verità.

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