Regia di Sergio Sollima vedi scheda film
Dopo una manciata di spy story dozzinali e, soprattutto, qualche spaghetti western dai risultati apprezzabili, Sollima si dedicò al thriller; unico suo parto artistico in tale genere fu questo Il diavolo nel cervello. Erano gli anni degli esordi di Dario Argento e della lunga coda di imitatori che ne seguì; inevitabilmente anche questa pellicola si incanala in tale direzione, potendo peraltro contare su una coppia centrale nel cast di tutto rispetto: Stefania Sandrelli e Keir Dullea, soltanto 3 anni prima protagonista dell'Odissea nello spazio di Kubrick. Accanto ai due troviamo il piccolo Renato Cestiè, Orchidea De Santis, Tino Buazzelli e Maurice Ronet; le pecche principali dell'opera risiedono in fase di scrittura, nella sceneggiatura un po' azzardata firmata dal regista con l'esperta Suso Cecchi D'Amico. Se i coraggiosi flashback 'non segnalati' che attraversano il film paiono funzionare bene, senza distrarre insomma la comprensione dello spettatore più di tanto, c'è però una tendenza all'involuzione nella trama, al non voler spiegare ma al lasciar tutto all'intuito del pubblico, che alla lunga finisce per addormentare la tensione doverosa per il lavoro. Anche i dialoghi inoltre sembrano abbastanza grezzi e l'impressione di fondo è quindi che le idee di partenza, pur buone, siano state realizzate un po' troppo frettolosamente, con 'quanto basta' di mestiere e poco altro. Ennio Morricone sigla le musiche, non troppo incisive e con il continuo rimando al tema di Per Elisa di Beethoven. 3,5/10.
Un uomo torna a far visita alla ragazza con cui stava qualche anno prima. Lei però pare in stato confusionale, rifiuta persino di riconoscere il proprio bambino e, si scopre, è rimasta vedova in maniera davvero brutale e inspiegabile. L'uomo coinvolge perciò un medico per indagare sul caso.
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