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Les jours où je n'existe pas

Regia di Jean-Charles Fitoussi vedi scheda film

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La recensione su Les jours où je n'existe pas

di cristofer
8 stelle

La storia è ben costuita e non è necessariamente surreale, nel senso che esistono idee filosofiche e scientifiche che la supportano. E' un film che fa pensare a piani di lettura molteplici, sia letterali sia simbolici. In fondo che cos'è, dov'è, l'anima dell'uomo mentre dorme? Un possibile rimando è alla teoria della reincarnazione. Chi appare in questo mondo sparisce dal mondo reale. Se le incarnazioni si ripetono, l'anima non vive l'esperienza umana come un continuum di esistenze successive interrotte solo dal breve sonno della morte ma come una sinusoide di apparizioni e sparizioni della stessa durata. Le ultime riprese sono fatte in un mercato o forse uno zoo, davanti a tante gabbiette-corpi di uccelli-anime in attesa che qualcuno dia loro la possibilità di entrare in questo mondo irreale (non l'uscita dalla gabbia ma una vita dentro la gabbia, simbolo del corpo da Platone in poi) esattamente come accade per Antoine.

Sulla trama

«Per me la giornata di ieri era tempo morto... La gente non ne parla quasi. Non lo sanno, non ha significato per chi l'ha già vissuta».  La non esistenza è quella che esistiamo senza esistere. Esistiamo «così poco che non ne vale la pena».

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