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800 balas

Regia di Álex de la Iglesia vedi scheda film

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La recensione su 800 balas

di alan smithee
6 stelle

Alex De la Iglesia e’ un regista molto interessante, dinamico, molto spassoso quando decide di puntare sulla farsa o sulla comicita' grassa e colorita, ma spesso piuttosto a suo agio anche in tematiche thriller/pulp, a patto di non essere “castrato” dalle majors, come successo nel mediocre Oxford Murders, a tutt’oggi il suo film piu’ impersonale e svogliato.
800 balas l’ho scoperto per caso alcune estati orsono in viaggio per terra spagnola, attraversando le splendide brulle alture dell’Almeria, terra di tanti spaghetti western nostrani degli anni ’60 e ’70, culla di molti abili artigiani compatrioti spesso immeritatamente sottovalutati, oltre che naturalmente del celebre ed insuperato cinema del maestro Sergio Leone.
In un piccolo negozio di un paesino sul mare presso Capo de Gata (luogo fantastico battuto da venti furiosi e mareggiate pittoresche), superati mille articoli di ogni genere e utilita', seminascosto in una bacheca impolverata ho notato, mischiato tra altri dvd piuttosto banalotti e scontati, il titolo di questo celebre regista, del quale avevo gia’ apprezzato tutti i precedenti lavori. I giorni seguenti ho rivisto curiosamente lo stesso dvd in un grosso centro commerciale poco distante e nuovamente un manifesto presso una videoteca poco oltre. Solo in questi giorni, dopo oltre tre anni, sono riuscito a vedere finalmente questa bizzarra pellicola e solo ora capisco come potesse trovarsi cosi’ tante volte in mezzo al mio cammino di turista in quelle terre desolate ed affascinanti.
Il film infatti presenta la regione di Almeria come sfondo imprescindibile della vicenda, e racconta della fuga di un ragazzino pestifero presso il villaggio western che il nonno, leggendaria controfigura del cinema western che fu, creo' dai vecchi set in cui negli anni del boom dello spaghetti western venivano appunto girate tutte le pellicole di quel filone cosi’ in auge, talvolta con star in ascesa del calibro di Clint Eastwood.
In effetti un nonno cosi’ fuori dagli schemi e’ la persona che ogni bambino con un minimo di carattere vorrebbe avere, tanto piu’ se la madre (la spassosa Carmen Maura – donna/squalo in tailleur) e’ un asso dell’imprenditoria truffaldina e senza scrupoli, che lo trascura in nome del business. Inoltre tra nuora e suocero i rapporti sono molto tesi causa una lontana disgrazia sul set di un film che rese vedova la donna, e della cui causa questa incolpa l'attempato stuntman.
800 balas sono i proiettili che il bizzarro vecchio protagonista si procura per difendersi dall’invasione della speculazione edilizia che, per opera della spietata nuora, sta per abbattersi su quella amena e trasandata localita’, ora certo in disarmo e frequentata da sempre meno turisti a causa della nascita un po’ ovunque di parchi giochi tematici ben piu’ moderni ed ammalianti.
Il film, ammettiamolo, e’ un po’ un pastrocchio, o quanto meno poca cosa rispetto, per esempio, all’ultimo eccellente “Balada triste de Trompeta” di De La Iglesia, ma e’ almeno l’occasione gradita per celebrare e rivivere le atmosfere finte ma nello stesso tempo cosi’ genuine dell’epoca d’oro del quel cinema di genere, cosi’ artigianale ma cosi’ efficace, fatto con pochi soldi ma tanta buona volonta’ e collaudata professionalita’ da parte di un manipolo di seri professionisti che spesso rischiavano ben piu’ del dovuto per la miglior riuscita della singola ripresa, e, di conseguenza, del film in generale.
Una pellicola che trasuda voglia di un cinema come non se ne fa ormai piu', lontano da intimismi ed introspezioni, ma distante altresi' da superbudget e calcoli commerciali che rendono ormai le storie un cliché a tavolino studiato per piacere a tutti i palati ed assicurare rendimenti non sempre cosi' scontati e prevedibili.

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