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Rosso sangue

Regia di Leos Carax vedi scheda film

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La recensione su Rosso sangue

di alan smithee
10 stelle

 

 

L'umanità non sa più amare, emozionarsi per passione. Le uniche lacrime che sgorgano, copiose ed esagerate dagli occhi dei personaggi che si alternano in questo film, sono quelle provocate da una allergia che dilaga incontrollata, segno apocalittico e rivelatore di una fine ormai prossima.

Thriller, fantascienza, noir...oppure una farsa, un gioco d'autore che guarda al passato, all'espressionismo degli albori del cinema, alla magia del circo e dei suoi funambolici protagonisti, alla storia romantica di un amore contrastato e non corrisposto di un uomo (anzi due) in mezzo a due donne, entrambe deluse dal proprio partner. Mauvais sang è tutto questo o tutto il contrario: di certo, per quel che mi riguarda, si tratta del film più riuscito, suggestivo, allarmante e nello stesso tempo romantico e straziante di quel genio scostante e non sempre compreso che è Leos Carax.

 

 

Coadiuvato dai colori lividi di una fotografia che meglio di ogni altro stratagemma aiuta a rendere palpabile il clima allarmistico pre-apocalisse che avvolge, come in un collaudato e sofisticato polar, l'epoca (un futuro non lontano, ma comunque imprecisato) in cui si svolge la vicenda, il film parte dalla minaccia rappresentata da una epidemia mortale che miete vittime tra chi consuma storie d'amore senza provare reale sentimento, per snodarsi complessa tra un trio (anzi quattro, contando pure l'amante respinta del protagonista) di personaggi che si negano l'un l'altro procurandosi infelicità e malesseri strazianti.

Alex, detto Linguamuta per le sue spiccate qualità di ventriloquo, nonché saltimbanco e piccolo abile truffatore, esce di prigione in tempo per venire contattato dalla banda del padre defunto, ucciso da una banda di scagnozzi rivali che, capitanati da una potente e letale “donna che non deve chiedere”, conosciuta come l'Americana, scappa con l'antidoto in grado di fermare il contagio. Sulle tracce della dark lady si mette l'abile gangster Michel Piccoli, a cui si unisce il nostro artista di strada, finendo pure lui innamorato (ma non corrisposto, nonostante per lei egli abbia lasciato la bella fidanzata Julie Delphy) della donna del Boss (Juliette Binoche).

 

 

Carax filma il malessere di un mondo che viene punito come da una legge del contrappasso che li fa piangere fiumi di lacrime in realtà frutto di allergie e non già, come sarebbe auspicabile, di sentimenti schietti e comprensibilmente umani.

Rosso sangue, titolo bizzarro e fuorviante tutto italiano, ha almeno il merito, probabilmente involontario, di mettere in risalto la tonalità cromatica rossiccia che mai abbandona ogni singola inquadratura, anche solo in piccoli particolari in sottofondo: un rosso fuoco che affascina ed inquieta, che sa di perfezione, ma anche di morte, pericolo in agguato.

Ma, parlando di meriti, anche quello di proiettarci in una dimensione favolistica dove dal noir più cupo si passa all'immaginario mondo dei sogni, che rivivono nelle immagini struggenti e poetiche di una figura materna resa alla perfezione dall'attrice tutta occhioni Mireille Perrier, magico ricordo poetico già dai tempi di Totò l'héros di Van Dormael. E dove l'autore cita, ma con rispetto, i miti del muto (Chaplin su tutti) grazie alla fisicità prepotente anche se minuta, scattante e da persona inquietante che l'attore feticcio di sempre, il mingherlino dai tratti poco armonici Denis Lavant.

 

 

Fino ad un inseguimento finale che permette al protagonista di riprendersi l'antidoto portato via, ma ad un prezzo davvero troppo alto. Juliette Binoche e Julie Delphy, donne giovani e belle che si sfiorano scambiandosi la staffetta dei sentimenti contorti del nostro combattuto protagonista, si incontreranno nuovamente su altri percorsi, passandosi le redini di un'altra vicenda molto intima e personale solo pochi anni dopo (mi riferisco e penso a Film blu e al suo immediato contraltare rappresentato da Film bianco, entrambi di Kieslowski), mentre il grande Michel Piccoli possiede la cupezza necessaria per confutare l'indifferenza che ormai regna sovrana ed incontrastata in un mondo gelido e in agonia. Un film dominato da facce acqua e sapone a cui fanno da contraltare le ruvide canappie di squallidi killers  o criminali, donne di malaffare e altra splendida criminalità: Hans Mayer, Carroll Brooks e, straordinariamente i piccoli fulminanti camei, Serge Reggiani ed il celebre fumettista Hugo Pratt, completano il torvo quadro di questo capolavoro senza tempo.

 

 

 

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