Regia di Louis Malle vedi scheda film
Malle torna a sperimentare nel campo del linguaggio cinematografico, a quindici anni da Zazie nel metro. E così (dis)organizza in forma apertamente surrealista questo Luna nera, scritto con la collaborazione di Joyce Sherman, nuora di Luis Bunuel: un nome che non poteva non ricorrere qui. In questa pellicola c'è davvero di tutto, tranne che un filo logico: come in un sogno, le vicende della protagonista (l'espressiva bellezza di Cathryn Harrison) si sviluppano al di là della coerenza di luoghi e tempi, suggestionando piuttosto che descrivendo, domandando piuttosto che rispondendo alle curiosità dello spettatore. Cento minuti di puro delirio in cui gli animali surclassano gli umani per intelligenza (l'unicorno, brutto e nemmeno tanto simpatico, ma certo più ragionevole degli esseri umani che lo circondano), le donne e gli uomini si uccidono vicendevolmente e senza pietà (e fin qui l'esagerazione prende solo spunto dalla realtà dei fatti), le logiche comuni si disperdono o addirittura si rovesciano: la madre allattata dalla figlia, la sessualità dei figli esibita di fronte ai genitori, un muto canterino e via dicendo. C'è molto lavoro di psicanalisi, di ricerca interiore, ma certamente anche estetico: la fotografia è di Sven Nykvist, il fedele partner artistico di Bergman; Luna nera è stato un discreto insuccesso e forse la sua dimensione psicologicamente criptata ha fatto sì che pubblico e critica non abbiano realmente capito questo film. 7/10.
Imperversa una nuova guerra mondiale, ma fra i sessi. Una ragazzina trova riparo in un casolare dove vivono una vecchia un po' folle che sa tutto di tutti ed i suoi due figli muti. La ragazzina scorge nei campi un unicorno e comincia ad inseguirlo.
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