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La casa del diavolo

Regia di Rob Zombie vedi scheda film

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Maciknight

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La recensione su La casa del diavolo

di Maciknight
4 stelle

E’ un film talmente violento ed esasperato da risultare a tratti persino patetico, ridicolo e maldestro nel raffigurare i personaggi costituenti la famiglia Firefly, tutti psicopatici con profili patologici da mettere in difficoltà qualsiasi psichiatra, antropologo e criminologo, impossibile classificarli scientificamente. In particolare le due donne, madre e figlia, sono così assurde ed insulse da essere ben poco credibili, la madre poi, nei vari interrogatori condotti dallo sceriffo, è tratteggiata a metà tra l’indemoniata, posseduta, perversa, psicopatica, psicotica, schizofrenica, ecc., con una mimica facciale freneticamente dinamica come fosse sotto effetto di potenti sostanze psicotrope. Esageratamente squinternata e squilibrata, pare un concentrato di eccessive attribuzioni e proiezioni del regista e degli autori per potergli accreditare un minimo realismo (della serie meno male che di mamma c’è ne una sola). Stessa valutazione, seppur in misura minore, si potrebbe estendere ad altri componenti la famiglia. La sceneggiatura sembra infatti più lo sfogo onirico e paranoide del regista alla ricerca dei limiti psicotici della ferocia umana, una performance che contiene un’apoteosi di crudeltà, un incubo di volgarità e di stereotipi esibizionistici e sessuali, di violenza gratuita, di brutalità primitiva, di prepotenza ossessiva e maniacale, di stupidità delle vittime e della polizia. Il film risulta scorrevole solo perché cattura l’attenzione dello spettatore con i suoi ritmi frenetici e spettacolari, proponendo in continuazione nuovi sconfinamenti di crudeltà e trasgressioni, come se il regista fosse convinto in tal modo di acquisire maggiori meriti superando ogni limite e barriera nel fornire esagerazioni linguistiche scurrili e crudeltà espositiva ed immoralità sociopatica. Quasi come se il desiderio finale fosse indisporre lo spettatore infrangendo ogni tabù, confine etico e convenzione sociale. Se questo era lo scopo l’esperimento credo gli sia riuscito, ma non so quanto possa essere stato apprezzato. Dal punto di vista professionale il regista dimostra padronanza del mestiere ed anche un notevole malizia e furbizia, nel porre moltissimi ingredienti morbosi e trasgressivi in grado di catturare parecchie tipologie di utenti (facendoli anche momentaneamente identificare coi personaggi, destando curiosità morbosa), ma ritengo che la sua sia un’operazione prevalentemente consumistico commerciale, non è arte, non è intelligenza e cultura elaborata. Il film adotta costantemente un linguaggio artatamente ed arditamente volgare, pretendendo di risultare anche divertente e dotato di senso dello humour ed ironia, ma la realtà che si percepisce è che a dominare sia un problema ossessivo ed ossessionante che induce a voler strafare producendo personaggi crudeli, primitivi ed insulsi che rendono il film, nonostante tutto, monocorde e monotono nelle sue false e pretestuose argomentazioni. Infatti in quanto a realismo siamo proprio messi male, come dimostra ad esempio l’episodio assai cruento della tortura dei due membri della famiglia di psicopatici all’interno di una casa di legno, che quando lo sceriffo gli da fuoco avrebbe dovuto bruciare in tempi brevi, ed invece i due psicopatici dopo un tempo interminabile vengono salvati (sorvoliamo sul modo) ed escono senza manco una minima ustione. Scena decisamente forzata per pervenire ad un finale altrettanto se non più forzato ancora, in stile hippy epico con un’operazione nostalgica e stantia, ricorrendo alla riproposizione di eventi e performance cinematografiche ormai anacronistiche e per soli scopi commerciali. Lo reputo un film malevolo, malsano, furbetto, pretenzioso e pretestuoso. Gli riconosco solo il merito della realizzazione professionalmente ineccepibile, per cui voto un 4,5

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