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Il cane giallo della Mongolia

Regia di Byambasuren Davaa vedi scheda film

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La recensione su Il cane giallo della Mongolia

di gatta_nera
8 stelle

Ovvero quando un film diventa poesia!!!

Ambientato nelle sconfinate prateria della Mongolia dove un cielo azzurro velato di nubi sembra non aver fine e soprattutto, non sentire lo scorrere del tempo… narra la vita di una famiglia nomade dedita alla pastorizia e alla cura del bestiame in totale coesione con la natura.

Il pretesto narrativo è il ritorno a casa dalla scuola di Nansa, la figlia primogenita, ed il suo incontro con un tenero cagnolino selvatico.

E' un mondo colorato e semplice quello di Nansa, colori e semplicità che si ritrovano nella struttura del racconto costruito secondo i ritmi naturali della scansione delle attività giornaliere della famiglia. Il mondo è osservato con gli occhi grandi, gioiosi, increduli di una bambina che si innamora di un essere semplice e spontaneo come lei.

“Prova a mordere il palmo della tua mano. Ma come non ci riesci? Eppure è proprio sotto il tuo naso… Non puoi possedere tutto quello che vedi”, le dice la mamma. La bambina ci prova molte volte senza riuscire. L'accettazioni di ciò che non ci appartiene, che esiste nonostante ed oltre il nostro volere è così raccontata con le parole, i giochi di una bambina che, semplicemente, vive.

Senza volontà di giudizio se non quella di cronaca, la regista introduce il problema della modernità, del cambiamento che presto o tardi tocca tutti, anche nei luoghi che pensiamo più remoti. Un mestolo di plastica verde, un peluche fucsia, i primi segni di quello che è il contatto forse inevitabile tra la cultura cittadina e quella contadina.

La modernizzazione non è l'unico tema della pellicola, ogni fotogramma è pervaso di una profonda spiritualità. I riti di ringraziamento alla natura benevola, le statue del Buddha, fino ai problemi della caccia ai lupi. Tutto è intriso d'un incanto naturale in cui un temporale può intrattenere come un concerto e la memoria va preservata ad ogni costo.

Ultimo plauso ai protagonisti della vicenda, una vera famiglia nomade che per due mesi è stata seguita e ripresa dalla troupe… ma questo non avrà forse irrimediabilmente cambiato il corso della loro vita?

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