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I violenti di Rio Bravo

Regia di Robert Siodmak vedi scheda film

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La recensione su I violenti di Rio Bravo

di scapigliato
6 stelle

Robert Siodmark, che inquieta ancora oggi con la sua “scala a chiocciola”, firma il primo dei suoi due unici western abbastanza tardivamente. Infatti questo “I Violenti di Rio Bravo” è il titolo di coda delle produzioni prettamente tedesche, con capitali anche italiani, che prima dell’ondata spaghetti avevano smosso il mercato europeo con i cosidetti kraut-western. Come da tradizione era l’attuale Croazia a fare da location a queste avventure del West dei gradi pascoli e delle grandi foreste tra cui primeggiò la serie dell’indiano Winnetou, a cui partecipò pure Klaus Kinski in seconda battuta. A partecipare alla fortunata serie anche Lex Barker, attore americano naturalizzato “europeo”, famoso Tarzan dopo l’originale di Weissmuller, che è anche il protagonista di questo western alla tedesca. Dopotutto anche questo film è tratto da due romanzi di quel Karl May che firmò pure Winnetou, e che si dice essere il Salgari teutonico. L’impostazione è molto classica, come tutto il cinema d’avventura, western compreso, che si girava all’epoca sul modello americano. Infatti la pellicola dell’ormai vecchio Siodmark, che faceva inquadrature superbe e poi si addormentava, secondo il racconto del nostro Rik Battaglia che nel film interpreta il cattivo Verdoja, è una pellicola dal grande sfarzo, notare i costumi precisi e curati con attenzione, però lontana anni luce dai codici estetici e narrativi dell’eurowestern lì da venire. I dialoghi pedanti fanno il paio con la recitazione impostata degli attori, con la cartapesta delle ambientazioni e con la posizione classica della macchina da presa, anche se qualche guizzo da grande leone Siodmark l’ha dato in non poche scene d’azione. Tutto questo mutuato dall’impostazione ottocentesca del tipico romanzo d’appendice rivisto con lo sguardo classico del grande cinema hollywoodiano dell’epoca, fatto da grandi guerre e grandi amori. La modulazione da feuilletton abbraccia sia la fabula che l’intreccio, lasciando poco spazio alle originalità e alle bizzarrie del post-Leone, benché sia un film del 1965.
Su tutti primeggia Rik Battaglia, comprovando che i villain non deludono mai. Laido e ambizioso, il nostro uomo all’estero padroneggia su tutto il cast e sfoggia una presenza scenica che “l’ex” Tarzan, “Lex” Barker, non ha. Il film a volte è legnoso, e solo l’entrata in scena del cattivo Comandane Verdoja, rinnegato ormai dal Presidente destituito Juarez, l’eroe del popolo, rialza i toni, e pure i pruriti sessuali taciuti. Bella la lotta tra lui e Barker nella encomienda messicana e il successivo inseguimento sulle rocce. Grandi cavalcate, grandi inquadrature che restituiscono la grandezza delle location croate, ma nulla più. Il fascino del romanzo d’appendice è qui ingabbiato in una messa in scena troppo classica che non dà ragione della narrazione popolare che tale genere letterario aveva.

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