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I violenti di Rio Bravo

Regia di Robert Siodmak vedi scheda film

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La recensione su I violenti di Rio Bravo

di Donapinto
4 stelle

Vidi per la prima volta questo film nel lontano 1988. Avevo 16 anni e insieme a mio fratello acquistammo con i nostri risparmi il nostro primo videoregistratore, un Telefunken orrendo nell'aspetto ma che duro', se la memoria non mi inganna, più di dieci anni. Costo complessivo un milione e duecentomila lire. Fu un'autentica festa. Passavo i pomeriggi nell'unica videoteca presente in zona, divenuta per me un vero e proprio luogo di culto e preghiera. All'epoca, grazie alla trilogia del dollaro di Leone, ero divenuto un cultore degli spaghetti-western. Qualsiasi film western recasse la regia e la produzione italiana, godeva nella mia più totale attenzione. Trovai nella già citata videoteca questo I VIOLENTI DI RIO BRAVO. La custodia recava l'immagine di Fernando Sancho (assolutamente fuori luogo, in quanto il popolare attore spagnolo non compare nel film), cattivo per eccellenza del genere e questo attiro' la mia attenzione. "Non sapevo neanche di averlo questo film" disse divertita la proprietaria. Naturalmente all'epoca la mia delusione fu grande quando mi accorsi che il film non era propriamente ciò che mi aspettavo. Co-produzione fra Germania, Francia e Italia, diretta da un tedesco (il grande Robert Siodmak, qui sul finire della carriera e in chiarissimo stato confusionale) con un eterogeneo cast internazionale (l'americano Lex Barker e il nostro Rik Battaglia) e girato in Jugoslavia. Prodottino avventuroso con ambizioni storiche (siamo nel Messico di Benito Juarez occupato dai francesi) che ben presto vira confusamente in una sorta di caccia al tesoro con tanto di anziano sciamano azteco dotato di poteri sovrannaturali che sembra uscito da un numero di Tex Willer. Attori e personaggi schematici e stereotipati, dove a malapena emerge il viscido e crudele Verdoja (Rik Battaglia). Situazioni avventurose scontate e dirette senza nerbo, con i pellerossa più improbabili della storia del cinema che si esibiscono in una ridicolissima danza di guerra. Fotografia e costumi talmente perfetti da risultare finti, scenografie kitsch, dialoghi che scivolano nel patetico (specie nelle scene romantiche) e una vistosissima insistenza nel riprendere gli splendidi scenari della Croazia per cercare di riscattare le carenze narrative.

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