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Giulia

Regia di Fred Zinnemann vedi scheda film

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La recensione su Giulia

di alan smithee
8 stelle

Due amiche; due estrazioni differenti; due storie di vita; due ricerche di affermazione: una storia unica e drammatica che le unisce dietro lo sfondo insanguinato di una Europa devastata da sentimenti di insofferenza e di vera e propria persecuzione razziale. Due grandi attrici di classe al servizio di un maestro assoluto del cinema.

Dal romanzo autobiografico di Lillian Hellman, il grande regista Fred Zinnemann dà una ulteriore prova del suo solido mestiere e delle sue non comuni capacità di adattamento e rappresentazione cinematografica, in quello che fu il suo penultimo film dopo una lunga e prestigiosa carriera.

L'amicizia e l'affiatamento di due bambine di classi sociali differenti, che crescono e diventano adulte e donne di cultura e passioni affrontando, tra il 1930 ed il 1945, uno dei più cupi e drammatici periodi dell'Europa degli ultimi cento anni, si sviluppa attraverso i tentativi della scrittrice a corto di ispirazione Lillian, di seguire e agevolare, collaborando attivamente, i misteriosi complotti che la più combattiva Giulia si trova dinanzi dopo la decisione di abbandonare, ancora giovane, gli agi della classe nobiliare a cui appartiene la sua famiglia, decidendo di emigrare a Vienna per unirsi alle correnti progressiste che, immediatamente prima dell'ultima guerra, cominciano a soffiare tra la popolazione che rifugge i sentimenti sempre più intrasigentemente e violentemente antisemiti di un'Europa ormai divisa in due.

Accorrendo al cappezzale dell'amica combattiva e combattente, ferita gravemente durante uno degli scontri con i movimenti nazisti, Lillian diviene anche lo strumento con cui far circolare una grossa somma destinata a finanziare il movimento per la salvaguardia del popolo ebraico.

Riviviamo i successi letterari di Lillian pari passo con il suo quasi fortuito ingresso nella falange dissidente per opera dell'amica combattente, ma anche invalida a causa delle persecuzioni del movimento a loro avverso.

Ma ripercorriamo anche il periodo storicamente più recente di lillian, in cui la scrittrice, a corto di ispirazione, si rifugia in una casa in riva al mare in compagnia di uno scrittore di successo che la incita we la consiglia, dispensando opinioni anche crude e poco confortanti.

Il film, congeniato come un via vai temporale che tuttavia il regista struttura perfettamente come un affidabile sistema ad orologeria, si avvale di un cast a dir poco strepitoso e dall'alto valore aggiunto: Jane Fonda nel ruolo di Lillian è perfetta e drammaticamente molto convincente: i suoi scatti d'ira e d'orgoglio rendono meraviglioso il personaggio di Lillian, dolce e insicuro nel suo intimo, ma anche orgoglioso e desideroso di potersi affermare e realizzare. Vanessa Redgrave, pure lei, come la Fonda candidata all'Oscar, ma come non protagonista, riuscì a spuntarla a differenza dell'illustre collega protagonista; Jason Robards di par suo venne parimenti premiato come miglior non protagonista, mentre tra i ruoli di contorno riconosciamo una corvina Meryl Streep, qui impegnata nel suo primo vero ruolo importante (poco prima di Manhattan di Allen), mentre, tra le comparse o poco più, appare il viso imberbe di un giovanissimo Lambert Wilson.

Da notare pure Maximilian Schell nel ruolo dello scaltro organizzatore del viaggio in treno di Lillian, destinato a finanziare le attività dissedenti contro il predominio nazista.

Un finale drammatico e tutt'altro che confortante chiude con coerenza una vicenda concitata e struggente che parte da un'amicizia così radicata ed indelebile da sopravvivere alla guerra, alla persecuzione, ben calibrata sullo sfondo drammatico di un teatro della violenza e dell'orrore che è stato lo scenario dominante di tutto il periodo bellico intorno al secondo conflitto mondiale.

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