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Conviene fare bene l'amore

Regia di Pasquale Festa Campanile vedi scheda film

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La recensione su Conviene fare bene l'amore

di LorCio
7 stelle

Dimenticato per anni, rimosso per non si sa quale motivo o elegantemente ignorato, chissà, probabilmente emerso nella discutibile rivalutazione tarantiniana della commedia soft degli anni settanta, è un film che non c’entra nulla col filone erotico e che merita rispetto. Perché quel titolo? Per una questione pratica: al centro del film c’è il problema energetico (penso sia l’unico film italiano ad affrontarlo), che Gigi Proietti pensa di risolvere sfruttando il sesso. È molto più di una commediola erotica: è un film impegnativo ed impegnato sul futuro (altro tema praticamente mai esplorato nella cinematografia nostrana) che coniuga la leggerezza del tono con la più allarmante distopia, ponendo una serie di interrogativi che oscillano tra la moralità e la satira (la responsabilità della scienza, l’ignavia della classe politica, l’ambiguità della chiesa, i rapporti di classe) con arguto sarcasmo e minacciosa vivacità. Certamente c’è un elemento sessuale ben evidente, ma non viene mai sfiorata la volgarità perché c’è di mezzo una storia ben scritta che riesce a sfruttare bene una bella idea. Ricco comparto di comprimari di alto mestiere, in cui si distinguono Adriana Asti, Mario Scaccia, Mario Maranzana, Mario Pisu, Piero Tordi e Quinto Parmeggiani, attorno ad un quartetto di interpreti in cui solo Proietti brilla senza strafare (al cinema solo Altman e Monicelli l’hanno saputo usare). E tra l’altro è uno di quei pochi film che rendono davvero giustizia alla squisitezza di Pasquale Festa Campanile, uno di quei registi che era migliore dei film che faceva.

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