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Le cronache di Narnia. Il leone, la strega e l'armadio

Regia di Andrew Adamson vedi scheda film

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La recensione su Le cronache di Narnia. Il leone, la strega e l'armadio

di ROTOTOM
2 stelle

Sull'onda del clamoroso successo de "Il Signore degli Anelli" tutte le comparse, i personaggi, le location, gli orchi, le streghe scartate da Peter Jackson ai casting decidono comunque di provarci e si autoconfezionano un filmino para-fantasy che più paraculo non si può. Al barnum dell'epica saga partecipano senza affatto avvedersi di ciò che fanno, quattro bambini malauguratamente scampati al mostro di Marcinelle e scolpiti nell'espressività del tufo dall'insulsaggine tipica di tutti i bambini marchiati Disney.
Non manca un fauno a torso nudo e con le orecchie da Shrek,  tanto gentile da sembrare Maicolgecson sotto sedativi. Castori parlanti e saccenti, arabe fenici che prendono fuoco, arpìe da ricognizione. Nel frullato pop delle figure della grecia mitologica si fa largo Babbo Natale che compare dal nulla, regala armi e se ne va Il RE Leone parla uno strano slang anglo-italico alla Mal dei Primitives, talmente in computer grafica da vergognarsi.
C'è anche l'unicorno e poi cavalli parlanti, ghepardi e rinocernonti alleati di centauri virili come i Village People contro nani irsuti, cocchi trainati da orsi polari sui prati della Val di Non, orchi gorgoglianti un tant'alchilo in maschere di gomma del martedì grasso.
Minotauri generali d'armata ma nella vita autori a zoccolate della delirante sceneggiatura, ammiccante e superficialmente spruzzata di morale edulcorata all'essenza di Prime Time televisivo.
La strega bianca sembra un'incazzata controfigura licenziata in tronco dal Fantaghirò per i capricci mestruali di Alessandra Martinez.
Il bene contro il male, l'anemico riassunto del film. Dove inesplicabilmente il male sembra essere l'inverno e il bene l'estate e di più non ci è dato capire. Non ci sono più le mezze stagioni evidentemente e tutto scorre in due ore e venti di vuoto pneumatico.
I buoni sono belli, giusti, biondi, parlano forbito, muoiono e in un salto mortale di sceneggiatura, risorgono. Hanno ragione perchè sono simpatici e tenerosi ma senza un briciolo di profondità.
I cattivi sono solo stereotipaticamente brutti, urlano e gorgogliano, pateticamente malvagi, di quella malvagità tipica di chi non comprende il motivo per cui  un brutto che gorgoglia e urla debba essere anche malvagio.

Tutta la retorica e il repellente buonismo pedagogico politicamente corretto della più corrotta e plastificata azienda di sentimenti preconfezionati ad uso educativo del pianeta, si scarica con rumore di sciacquone sulle famigliole teledipendenti intervenute in sala.  Ne stordisce i sensi, ne rilava le carni e strappa applausi(!) assolutamente giustificati da parte di un pubblico ormai completamente diseducato ad una qualsiasi capacità di critica.
Costoso fanta-trash orribile e inutile.

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