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Dear Wendy

Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film

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La recensione su Dear Wendy

di mm40
4 stelle

Una polemica sceneggiatura di Lars Von Trier si accoppia a un'ispirata regia di Thomas Vinterberg: opera magistrale? Assolutamente no. E neppure film-dogma: soltanto un didascalico apologo antiamericano realizzato dignitosamente, ma ben poco originale e fantasioso sul piano dei contenuti. Perchè la 'pace armata' di cui si parla per tutta la pellicola è concetto francamente ormai noioso, sviscerato e cucinato in ogni salsa, così come l'idea che lo yankee medio non riesca a vivere senza accarezzare quotidianamente la fondina è materiale stereotipato e fonte di sbadigli. Apprezzabile per lo meno la scelta di affrontare il discorso dal punto di vista dell'adolescenza, fase già di per sè scomoda e problematica dell'esistenza; da questo punto di vista non è poi così scontato il parallelo fra gli Usa, nazione 'giovane' (rispetto al 'vecchio continente' europeo, si intende), e la schizofrenica, irrequieta adolescenza. La facilità agli entusiasmi, la (onni)potenza testosteronica, l'incoscienza di quell'età ben si accostano alla morale a stelle e strisce, la stessa che esporta democrazia con i cacciabombardieri in giro per tutto il pianeta. Ma davvero c'era bisogno - nel 2005 - di un film per raccontare questo? E il gruppetto dei Dandies può realmente avere qualcosa a che fare con i Poeti estinti dell'Attimo fuggente, ovviamente in termini provocatori (la ricerca della poesia nel sublime che è dentro di noi tramutata in necessità concreta di difesa dalla violenza del mondo esterno)? Pare proprio di no. Wendy, la pistola da cui proviene il titolo, è solamente il deus ex machina, l'espediente escogitato dall'autore per introdurre lo spettatore all'odierno far west (l'atmosfera del paesino ricreata dal regista è ostentatamente western); la strage finale tutti-contro-tutti (in democrazia siamo tutti fratelli, abbiamo tutti pari diritti e doveri, quindi anche pari possibilità di diventare vittime o carnefici) è l'esemplificazione palese di un discorso probabilmente un po' estremizzato e quindi banalizzato, ma certo fondato. Bravo il protagonista Jamie Bell, neppure ventenne e già noto al grande pubblico per Billy Elliot, nel quale curiosamente era figlio di un minatore come in questo Dear Wendy. Colonna sonora strepitosa, che recupera una delle più grandi (e misconosciute) band inglesi degli anni '60: gli Zombies di Time of the season, She's not there ed Emily (tutte inserite nel film). 5/10.

Sulla trama

Dick, figlio di un minatore in un paesino americano, trova conforto morale in una pistola raccolta da terra e gelosamente custodita. Si impegna a non usarla mai, convinto pacifista, ma nel frattempo si esercita a sparare; a lui si aggregano altri ragazzini, con le sue stesse idee. Ma appena scoppierà la violenza, sarà difficile non premere il grilletto...

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