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Ghostbusters - Acchiappafantasmi

Regia di Ivan Reitman vedi scheda film

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La recensione su Ghostbusters - Acchiappafantasmi

di marcopolo30
6 stelle

Indiscussa icona cinematografica degli anni '80, “Ghostbusters è un mix di commedia, fantasy e horror originale nell'idea di partenza ma non così esaltante nel risultato. Garantisce qualche risata il grande Bill Murray, ma resta per me un mistero lo status di cult di cui gode.

Ghostbusters” è considerato quasi all'unanimità un film mito nonché simbolo del cinema anni '80. Lo vidi per la prima volta da ragazzo, quando cioè una pellicola del genere avrebbe avuto tutte le carte in regola per far breccia nel mio cuore, eppure tal cosa non accadde. Avendo di recente deciso di (finalmente) guardare il remake di Paul Feig e avendo come buona norma in tali casi quella di vedere gomito a gomito le due versioni, l'ho rivisto e mi ha lasciato tanto freddo quanto mi lasciò allora. Non è un brutto film, intendiamoci: il plot (firmato Dan Akroyd e Harold Ramis) è originale, il ritmo non fa difetto, gli effetti speciali sono certamente buoni (per l'anno 1984) e qualche risata di gusto qua e la pure la strappa. Ma da qui ad erigere quest'opera a icona di un'epoca, di metterla cioè sullo stesso piano di Indiana Jones“, “Ritorno al futuro” o “Die Hard” ce ne vuole. Eppure così è, basti pensare alla virale campagna d'odio scatenata dai fans nel 2016 contro il già citato remake per rendersi conto della portata del fenomeno. Francamente, e detto sia senza voler mancare di rispetto a nessuno, se a questo “Ghostbusters” fosse venuto meno Bill Murray, a cui il 100% delle risate di cui sopra vanno ascritte, parleremmo davvero di un mediocre filmetto di terz'ordine. Uno spunto di riflessione sovvenutomi durante la visione del film riguarda invece la facilità con cui la mente umana riesce ad essere condizionata da un messaggio ripetuto più volte, sia esso quel che sia. Mi riferisco in concreto a Sigourney Weaver, impegnata qui nel ruolo di romantica e delicata bella rubacuori ma che, nonostante un aspetto innegabilmente gradevole, il mio cervello semplicemente rigetta in tali panni, abituato invece a vederla come la Ellen Ripley di “Alien” o la dottoressa Augustine di “Avatar”. Incrdibile! Per quel che riguarda l'aspetto finanziario dell'operazione, siamo di fronte a quel che è stata un vera e propria miniera d'oro che, oltre ad aver decuplicato al botteghino i costi di produzione, ha poi nel corso degli anni fruttato miliardi sotto forma di merchandise e altri introiti collaterali. E rimanendo in tema quattrini, ma osservandolo da un punto di vista diciamo così sociologico: la Top Ten del Box Office USA 1984, che questo “Ghostbusters” chiuse naturalmente in prima posizione, vide la presenza di ben 9 titoli di cinema leggero, commedie o film acion comunque contaminati dalla commedia (il secondo Indiana Jones, “All'inseguimento della pietra verde”, ecc.). L'ho messa a confronto, per curiosità, con quella del 2019 (il 2020 non fa testo, causa Covid-19): ivi appaiono solo supereroi e cartoons, oltre a “Joker” che continuo a credere che i più l'hanno visto al cinema tratti in inganno dal titolo, pensando cioè a un film di supereroi. Segno evidente insomma di costumi cambiati in maniera radicale e di -forse- una certa tendenza odierna a non saper più apprezzare le cose più semplici.

 

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