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La carica dei 101

Regia di Clyde Geronimi, Hamilton Luske, Wolfgang Reitherman vedi scheda film

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La recensione su La carica dei 101

di Haloahaloa
10 stelle

Diciassettesimo classico Disney, sesto dell'epoca d'argento, prodotto e distribuito in un momento difficile, si rivela essere un film innovativo per storia e narrazione, indimenticabile per personaggi e scene di incredibile tensione. Talmente importante, da influenzare per anni tutto ciò che è stato fatto successivamente. Visione obbligatoria.

“La carica dei 101” del 1961, è il diciassettesimo classico Disney e sesto titolo dell’epoca d’argento. Il film venne prodotto e distribuito in un periodo non particolarmente felice per la Disney: l’insuccesso de “La bella addormentata nel bosco” costato ben 6 milioni di dollari (cifra considerevole per quegli anni) minacciava di far chiudere l’intero dipartimento d’animazione. In tempi brevi vi era la necessita di riorganizzarsi, innovarsi e di proporre al pubblico qualcosa di nuovo, perché in ogni caso sarebbe stato un “dentro o fuori”. Alla luce di ciò, non venne considerata la possibilità di un adattamento di nuove fiabe o favole. Infatti, la sceneggiatura è tratta dal romanzo di Dodie Smith, “I cento e una dalmata” scritto qualche anno prima della produzione del film. Di certo non fu una scelta casuale, si trattava di una storia moderna che sarebbe sicuramente piaciuta al grande pubblico e che lasciava spazio a diversi cambiamenti, necessari per una trasposizione cinematografica.

 

La storia inizia in un appartamento da scapolo a Londra, dove il compositore Rudy Radcliffe conduce una vita disordinata e dedita esclusivamente al suo lavoro senza l’interesse di cercare una moglie. Di altre preoccupazioni è invece il suo cane dalmata Pongo, annoiato da giornate solitarie che non gli donano soddisfazioni, è intenzionato a trovare una compagna sia per sé che per il suo padrone. La ricerca comincia dall’osservazione attenta e scrupolosa di Pongo dalla finestra dell’appartamento. Al termine di quella che è sicuramente una delle scene più famose del film, Pongo individua le compagne ideali per entrambi: Anita e Peggy. A seguito quindi di una rocambolesca passeggiata organizzata dal proprio cane, Rudy incontra Anita e i due decidono di sposarsi e con loro anche i propri cani, entrambi dalmati. In seguito, Peggy partorisce 15 cuccioli la cui vita però e subito minacciata da Crudelia De Mon, vecchia compagna di scuola di Anita, una donna ricca e senza scrupoli. Il suo obbiettivo è quello di ottenere i cuccioli per farci delle pellicce, sua grande passione per la quale è disposta a pagare bene. Ma Rudy non è intenzionato a venderli e di conseguenza Crudelia sarà costretta a rapirli mediante i suoi due sgherri: Orazio e Gaspare. Toccherà a Pongo e Peggy, aiutati da tutti gli animali della contea, trovare e portare a casa i propri cuccioli.

 

Appare evidente che il film pone dei cambiamenti radicali rispetto a ciò che la Disney aveva fatto fino a quel momento, una storia moderna, un’impostazione meno classica e dei personaggi più “veri”. In particolare l’antagonista Crudelia De Mon. La sua peculiarità non risiede nel fatto che sia particolarmente malvagia, visto che questa caratteristica si era già vista in altri classici, in Biancaneve piuttosto che nella Bella addormentata, ma nel fatto che sia incredibilmente realistica. Il suo comportamento e le sue affermazioni per quanto forti e pesanti, non risultano mai fuori contesto e si ha costantemente l’impressione che effettivamente di persone così ne esistano davvero. Se i dialoghi in generale sono ottimi per tutto il film, quelli che la riguardano sono in assoluto i migliori: il suo egocentrismo emerge da ogni frase e non perde mai occasione di criticare la vita che la sua ex compagna conduce, decisamente meno lussuosa della sua, e suo marito continuamente deriso per il lavoro che fa. La caratterizzazione di Crudelia passa anche attraverso i suoi usi e costumi: merita in particolare di essere menzionata la sua automobile che addirittura da l’aria di avere un’anima propria, un aspetto molto aggressivo e dei fari che sembrano occhi minacciosi. Nel momento in cui essa viene mezza distrutta nell’inseguimento finale sembra più un inferno a quattro ruote che una macchina.

Nel complesso però anche gli altri personaggi sono ben caratterizzati:

-Pongo è un cane fedele, intraprendente, ma soprattutto intelligente. Sono le sue idee che fanno partire il film e che spesso risolvono la situazione nei momenti difficili;

-Rudy è un uomo riservato, talvolta impacciato ed estremamente nervoso al momento del parto dei cuccioli, ma quando deve prendere la decisione più importante rimane fermo e convinto;

-Anita e Peggy hanno un carattere abbastanza simile, fedeli hai rispettivi compagni ma non per questo meno determinate e coraggiose;

Orazio e Gaspare, autori del rapimento sono due figure complementari, il primo apparentemente non è molto sveglio, tuttavia ha spesso delle giuste intuizioni che però vengono prontamente bocciate da Gaspare, più scaltro e autoritario del fratello.

 

La prima parte del film è sostanzialmente tranquilla e comica, interrotta esclusivamente dalle apparizioni di Crudelia. La seconda parte invece è decisamente più movimentata, le scene di forte tensione prendono il sopravvento, regalandoci scene memorabili, come la fuga dalla casa di Crudelia, la tormentata marcia nel gelo della tempesta e soprattutto l’indimenticabile inseguimento finale.

Inoltre lo sviluppo della trama non manca mai di rimarcarci la “superiorità” del ruolo dei dalmati nei confronti degli esseri umani e ciò è evidente fin dai primi minuti di film: durante l’incontro al parco a differenza di Rudy e Anita che non si degnano di uno sgurdo, Pongo e Peggy sono molto più attratti e curiosi l’uno dell’altra. Sono loro che determinano il matrimonio dei rispettivi padroni e saranno ancora loro a prendere in mano la situazione per il ritrovamento dei cuccioli.

Questo rapporto viene ulteriormente rafforzato dalla regia che non manca mai di farci porre lo sguardo sui protagonisti canini piuttosto che su quelli umani.

Questi aspetti fanno si che lo spettatore sia maggiormente portato ad immedesimarsi nei cani piuttosto che negli umani fin dall’inizio del film, quando ciò non è per niente scontato.

Si viene quindi a creare un piacevole paradosso nel quale i cani sono molto più umani degli umani stessi.

 

Tecnicamente parlando, il film che ovviamente si attesta su alti livelli è leggermente meno bello di alcune produzioni precedenti, sviluppate e distribuite dalla Disney in tempi meno difficili. Lo stile grafico invece è lodabile e non si discosta troppo da quello della bella addormentata.

 

Concludendo, siamo di fronte ad un film rivoluzionario, che ha saputo dare una svolta alla Disney di quei tempi introducendo uno stile caricaturale e un approccio assolutamente innovativo, destinato a rimanere e ad influenzare tutte le produzioni future. Storia e personaggi fanno il resto. Personalmente lo ritengo il miglior classico Disney fino a questo momento.

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