Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
Un grande Murray perfettamente immedesimato in un personaggio di poche parole e molti pensieri (quasi una versione meno drammatica dell’Ed Crane de “L’uomo che non c’era” o, per contrasto, meno scanzonata del Jeff Lebowsky e del suo ineffabile divano): partito alla ricerca di un figlio di cui non si ricordava traccia, finisce inevitabilmente per dover ripercorrere una parte della sua vita che, vista da fuori, sembra quasi impossibile (un uomo così laconico e con così tante conquiste, ma così va la vita..). E, nell’intrecciare la propria ormai abitudinaria esistenza con quella delle sue ex conquiste, finirà per chiedersi se tutto abbia un senso anche davanti ad una paternità di cui in realtà sembra non esserci una vera traccia. Il finale, che nulla è se non la prosecuzione di un discorso ancorato sul presente, lascerà inevitabilmente tutto in sospeso come in tutta l’esistenza di quest’uomo che sembra più alla ricerca di se stesso che di risposte ad un passato remoto e ormai dimenticato. Un film valido, non indimenticabile ma comunque gradevole e con alcuni spunti molto gustosi grazie alla relativa paresi emotiva e facciale del protagonista (che a me,personalmente, è sempre stato simpatico a prescindere, con quella faccia imperturbabile che si porta appresso in ogni pellicola..).
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