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The Happiness of the Katakuris

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Happiness of the Katakuris

di Tiaz gasolio
9 stelle

The Happiness of the Katakuri - La Recessione

Ci sono registi che lo staff della Recessione considera dei maestri. Ovviamente non stiamo parlando di Fellini, Kubrick o Hitchcock, ma del grandissimo regista giapponese Takashi Miike! Un regista veramente prolifico, uno dei pochi che è stato capace di girare anche tre film nello stesso anno. Con questo film, però, non ci racconta una delle sue storie di yakuza robot, peni giganti e strambierie a cui ha abituato i suoi seguaci. Qui troviamo un Miike diverso dal solito, ma questo non lo si capisce certo dalle prime scene del film, che si apre mostrandoci un demonietto spuntato fuori da un piatto di minestra e che strappa l'ugola dalla povera pranzatrice/cenatrice. Questo c'entra qualcosa con il resto del film? Ma certo che no! Archiviato il demonietto animato in claymotion, ci vengono presentati i veri protagonisti del film: i Katakuri, tipica famiglia giapponese composta da padre, madre, nonno un po' riconoglionito e due figli, il maschio mezzo delinquente e la figlia svampita, ragazza madre sempre in cerca dell'amore, e la sua figlioletta.
Questa simpatica famiglia del Sol Levante ha deciso di lasciare la città per dedicarsi alla gestione di un B&B sperduto nella campagna. Ma la tragedia è alle porte e la noiosa routine, fatta di mancanza di ospiti e di isolamento, viene interrotta dall'arrivo dei primi clienti, che però per sfighe varie schiattano tutti nel loro B&B. Per non rovinare la reputazione del B&B, la famiglia decide di seppellire i corpi intorno allo stabile. Sembrerebbe una storia da commedia degli equivoci da quattro soldi, se non ci fosse lo zampino di Miike nel raccontarla. Nelle scene in cui la famiglia si trova in difficoltà
o ci sono momenti di tensione la pellicola sui trasforma in un musical, con gli attori in scena che cantano e ballano. Nella scena dove i genitori si dichiarano il loro amore reciproco vengono pure inseriti i sottotitoli in puro stile karaoke. Ma il canto ed il ballo non fanno certo diventare questa pellicola un musical e non sono l’unica cosa fuori dal comune, perché nelle scene violente i protagonisti diventano di plastilina e vengono animati in stile claymotion come la prima inutilissima scena inserita nel film. All’interno di questa storia troviamo anche la stramba sottotrama della figlia ventenne, la ragazza madre, che nella sua spasmodica ricerca del vero amore incontra Richard Sagawa, un marinaio americano della royal navy inglese e, per non farsi mancare niente, anche figlio della sorella minore della regina Elisabetta. Ovviamente tutto quello che dice questo personaggio è una palla, il regista ce lo comunica mostrandoci la sua foto in un volantino di persone ricercate, ed ai fini della trama non sarà poi così importante, sia il personaggio sia la sua storia. Ma The Happiness of the Katakuri non mira solo ad intrattenere lo spettatore con le sue stramberie, nel finale riesce anche a lanciare un messaggio facendoci riflettere sulla felicità che si prova stare con la propria famiglia, a non dare per scontato le persone che amiamo, alle difficoltà che bisogna affrontare per raggiungere la felicità ed al fatto che insieme si può affrontare anche il peggio, qui rappresentato come una stramba eruzione vulcanica. In conclusione con The Happiness of the Katakuris Takashi Miike non delude il suo pubblico perché riesce a mettere in piedi uno pseudo-musical con al suo interno elementi horror e di commedia, facendoci provare empatia per i protagonisti, tristezza ed interesse per quello che succede sullo schermo, il tutto coadiuvato dalla regia allegramente pazza e stramba come in tutte le sue pellicole.
#larecessione
per insulti anche non costruttivi.
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