Regia di Takashi Miike vedi scheda film
Di solito evito come la peste i film di Miike, per principio. Ma diciamocelo, chi meglio di un regista psicopatico poteva realizzare la trasposizione cinematografica del manga di quello psicopatico di Hideo Yamamoto? E, difatti, il risultato è una pietra miliare. Lungo una strada cupa e piena di brandelli umani...
Miike è capace di momenti di regia davvero elevati ma lui, come persona, mi fa ribrezzo e di solito evito i suoi film. Non tanto per le scene violente in sé, ma per tutto lo studio sulla tortura che sta dietro a quelle scene. La crudeltà, quella vera, mi infastidisce e poi se qualcuno dedica così tanto tempo a una pratica così abietta, diciamocelo, è meglio non stargli troppo vicino.
D'altra parte qui siamo di fronte ad una storia che merita di essere raccontata e che davvero si addice al suo animo melmoso.
Il livello di exploit gratuito è davvero elevato, cosa che di solito suscita in me noia e disinteresse ma per fortuna qui non c'è solo puro esibizionismo ma anche una bella trama noir: la curiosità sulle motivazioni dietro al gruppo che usa Ichi come arma, ha mantenuto viva la mia attenzione.
Non mi sono pentita della visione, il film non vanta di effetti speciali molto convincenti ad eccezione fatta delle scene di tortura (e ti pareva!). Non ha molta importanza perché il film risulta comunque sinceramente rivoltante, specie quando non c'è il sangue a scorrere ma l'altro liquido corporeo tanto caro al regista. Attori memomorabili e una grande dose di sperimentazione visiva. I cattivi sono tanto grotteschi quanto convincenti e mi hanno curiosamente ricordato quelli di Dick Tracy.
Da vedere? Non mi verrebbe mai in mente di consigliarlo a qualcuno ma è un film davvero interessante.
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