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Maniac

Regia di William Lustig vedi scheda film

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La recensione su Maniac

di munnyedwards
8 stelle

 

In ambito cinematografico la figura del serial killer ha sempre avuto un grande fascino, la rappresentazione su schermo di una paura concreta e spesso illogica genera un richiamo perverso per lo spettatore, una calamita che lo attira verso luoghi oscuri popolati da mostri tangibili, assai credibili nel loro universo filmico ancor prima che in quello reale.

I successi in questo contesto non sono mai mancati, una delle prime maschere vincenti di serial killer la si deve al grande Fritz Lang, che con il suo M – Il mostro di Dusseldorf ha segnato l’immaginario di tutti e continua tutt’oggi a rimanere uno dei capisaldi del genere.

Ovviamente nel corso degli anni questa figura cosi popolare nella nostra cultura è mutata seguendo un percorso stabilito dalla stessa società, un pozzo senza fine sempre ricco di nuovi spunti o modelli sui quali lavorare, dai film di inchiesta su famosi serial killer (penso a S.O.S Summer of Sam di Spike Lee, piuttosto che Zodiac di Fincher, per non parlare degli innumerevoli lavori televisivi su Ted Bundy) fino a sfruttare creature di fantasia tratte da romanzi di successo come ad esempio il famigerato Hannibal Lecter uscito in tutto il suo splendore dalla penna di Thomas Harris e recentemente protagonista anche di una originale e riuscita versione televisiva (Hannibal - Fuller 2013/15).

 

 

 

Maniac esce nel 1980 è rappresenta qualcosa di nuovo per i tempi, nessuna ispirazione arriva dai fatti di cronaca in quanto il plot è originale e firmato da Joe Spinell, che oltre a scrivere la storia la co-produce e la interpreta nel ruolo del protagonista.

E’ la storia delle avventure sanguinarie, allucinanti e allucinate di Frank Zito un uomo profondamente disturbato che uccide giovani donne per poi scalparle e mettere in scena un teatrino dell’orrore che domina incontrastato il suo universo mentale.

Nel suo piccolo appartamento, quasi una tana, l'antro della bestia, Zito ricrea il suo mondo malato fatto di manichini insanguinati e scalpi di donna, di altarini in memoria della madre defunta ai quali si rivolge per alimentare la sua follia rivendicando un odio profondo nei confronti della genitrice.

William Lustig dopo aver diretto due porno si presenta con questa opera prima che lascia un segno profondo nel genere e che ancora oggi si pone come film altamente disturbante, a renderlo tale è il particolare stile di rappresentazione scelto dal regista, la storia infatti è narrata seguendo il punto di vista sconnesso, alieno e delirante del suo protagonista.

Fin dalle prime scene lo spettatore viene trascinato nella mente e nel corpo di Zito, vede con i suoi occhi malati, respira affannosamente come lui, è letteralmente trasportato in un mondo distorto e terribile, involontario e impotente voyeur di una lunga serie di delitti ai quali può solo assistere, un ombra attaccata al corpo mostruoso di Joe Spinell, che vive dall’interno la pazzia di questo feroce killer.

 

 

 

In un certo senso è come entrare in una dimensione da incubo, un spazio assurdo e grottesco dove l’orrore ci appare allo stesso tempo concreto ma anche fantastica rappresentazione di una mente collassata su se stessa, Maniac è infatti un film dalla doppia anima che muta pelle come un serpente e che alterna momenti di realismo quasi insopportabile ad esplosioni slasher degne dei migliori classici del genere.

Ma tutto questo nasce da una precisa scelta del regista, una scelta vincente che potenzia il film, un motore a reazione che alimenta un viaggio delirante nelle mente di un assassino che non ci darà tregua fino alla fine, come una di quelle tremende esperienze estreme, una volta saliti a bordo si scende solo all’ultima fermata.

Questa scelta stilistica di Lustig è certamente azzeccata ma non è l’unica perché l'opera si giova di una notevole carica visionaria che raggiunge apici sorprendenti in alcune scene che non possono che restare impresse nella nostra mente, una delle più famose è quella dell’esplosione della testa di Tom Savini (mago degli effetti speciali chiamato ad interpretare un piccolo ruolo), ma anche il finale lascia basiti per questa mescolanza perfetta di un orrore tangibile e reale contornato dalle visioni distorte e malate uscite dalla mente alla deriva di Zito.

Maniac sconvolge per la sua estetica ancora oggi di grande impatto, ma è la performance attoriale di Joe Spinell a dare un valore notevole al film, la sua prova mette semplicemente i brividi, l’attore da anima e corpo ad una figura orrorifica che travalica la dimensione filmica per entrare prepotentemente nel campo del verosimile, se non proprio del reale.

 

 

 

Spinell, che vanta una discreta carriera da caratterista in molti film importanti (Il padrino, Rocky, Taxi Driver, Brubaker) morì nel 1989 in circostanze abbastanza curiose e si dice stesse lavorando proprio al seguito di Maniac, un film che lo vedeva finalmente assoluto protagonista sia in scena che dietro le quinte, senza nulla togliere a Lustig la cui regia definisce la pellicola in modo determinante Maniac è una creatura che appartiene anima e corpo a Spinell che merita quindi il giusto riconoscimento.

Nel 2012 esce l’immancabile rifacimento firmato da Franck Kalhfoun, sceneggiato e co-prodotto dallo specialista in remake Alexandre Aja il film vede nel ruolo del protagonista Elija Frodo Wood, che con tutta la buona volontà fatico non poco a vedere nel ruolo di Zito, comunque il film non l’ho visto per cui non mi pronuncio, il consiglio ovviamente per tutti gli appassionati e di vedere prima l’opera originale e poi, se proprio volete, passare al remake.

Voto: 8.5

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