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Je vous salue, Marie

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Je vous salue, Marie

di luisasalvi
6 stelle

 

Noioso, presuntuoso, infantile nelle sue pretese filosofiche scombinate e  superficiali, come sempre Godard; ma un incompetente che si dà arie filosofiche fa meno danno come regista cinematografico che come presidente del  senato o come ministro [ogni allusione è puramente temporale: ho scritto questa recensione poco dopo l'uscita del film e non ricordo neppure più io a chi alludevo; ma è facile trovare in ogni momento della nostra storia politica qualche riferimento appropriato]. (il cortometraggio "il libro di Maria" di Anne Marie Mieville - compagna del regista - precedeva la proiezione del film al momento dell'uscita nelle sale e anche nel vhs e  in tv e nel mio nastro; ancor più banale)

Forse vale  la pena riportare  un gustoso dialogo che tanti estimatori italiani non hanno rilevato: dopo qualche citazione da Heidegger (all'epoca non lo si poteva evitare se volevi apparire competente in filosofia) lui dice "la politica non è altro che la voce dell'orrore" e lei domanda "la voce? Ma… il cammino o la parola?". Avete capito? Il traduttore non si è preso la briga di  rendere in qualche  modo il gioco di parole originale in francese, dove "voix" è la voce e "voie", che si pronuncia allo stesso modo, è la via; e si prestava bene  anche in italiano dato che Gesù si propone come "via" (e verità e vita) in senso metaforico, proprio in quanto Parola (Verbo)… o anche  come "cammino"?

L'altra cosa divertente è la reazione  indignata di tanti gerarchi bigotti per  l'uso del nudo di Maria, ritenuto irriverente proprio da chi per due millenni ha disquisito irriverentemente in pubblico sui fatti privati  di Maria, se fosse davvero vergine prima e avesse potuto restarlo  anche  dopo il parto, se ha avuto rapporti con Giuseppe ed altre finezze che nessun gentiluomo tratterebbe a proposito di una signora: è una "provocazione" efficace in certi momenti, come nelle verifiche del ginecologo e poi di Giuseppe, ma trascinata inutilmente a lungo; il film resta di una banalità e superficialità sconcertante… pace Pacilio (e tanti altri) secondo cui Godard "evita da par suo facilonerie e gratuità".

L'immagine non corrisponde (mai, direi, per quel poco che ho visto di Godard)  alle parole dette: Maria parla di gioia con accenti e volto e in inquadrature che non sarebbero diverse se si dicesse sconfortata o disperata. Lo fa  apposta, vuole esprimere qualcosa? Dai suoi film non si capisce né i suoi estimatori lo notano a tantomeno ce lo spiegano. (Mi piace il giudizio di Todd Kristel in allmovie.com)

Quando il figlio se ne va Maria finalmente libera la sua sessualità; ma questa ipotesi, che non avebbe in sé nulla di irriverente (mentre lo sono le discussioni di teologi e gerarchi sull'argomento), viene proposta in conclusione come battuta scandalosa con un'immagine volgaruccia delle labbra colorate di rossetto che si aprono a voragine, su cui si chiude il film.

Ripetizioni di  immagini banali di luna, sole al tramonto o all'alba, primavere o autunni colorati o ventosi, già allora in ritardo di almeno un decennio rispetto alle pubblicità o ai film di Zeffirelli (ma "visivamente splendido" per Morandini), e soprattutto di acqua (forse anche un ricordo del bel documentario Une histoire d’eau, fatto con Truffaut nel 1958, unico suo film che mi sia piaciuto), ripetute a gogo. Ma gli estimatori non hanno neppure accennato al fatto che quell'acqua, oltre ad  essere il lago Lemano, suggerisce "l'inizio" della Genesi e del mondo, in cui "all'inizio" (è il nome ebraico del libro della Genesi, citato da Giovanni all’inizio del suo vangelo) "lo spirito di Dio aleggiava sulle acque" (Gen 1,2): quello spirito che prende corpo, come pensa Maria, contro chi le obietta che è il corpo ad avere un'anima. San Paolo dice (1 Cor 15,46) “Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale”: Engels vs Hegel? Questo… è comunismo, non è Vangelo, secondo cui in principio era il Verbo, che era Dio, e poi si è fatto carne.

Il che non basta a rendere bello né profondo un film, ma dovrebbe essere necessario per parlarne, o almeno per lodarne la portata mistica o religiosa o anche solo espressiva (artistica). Angelo Signorelli in Cineforum n. 245 (6-7/1985), sembrava capirlo ripetendo più volte "all'inizio", ma lo fa a sproposito (forse citando Godard), senza cenni ad allusioni bibliche; aggiunge che "musica sacra irrompe su situazioni ordinarie": ciò che più irrompe, affascinante, ma non per l'uso che ne fa Godard, è il concerto per violoncello di Dvorak; neppure le altre musiche, di Coltrane e di Bach per clavicembalo, sono sacre, e comunque non "irrompono"; parla anche di "infarcimento ideologico", che mi pare adatto a definire sia quel critico sia il film.

Sempre per la cronaca, il dogma (non "mito" come qualcuno ha detto) dell'immacolata concezione di Maria è citato da molti a sproposito poiché riguarda il concepimento di Maria, non quello di Gesù, e comunque non significa che non ci sia stato sesso per concepirla, bensì che è nata senza il peccato originale.

"Io non invento niente, leggo molto. La mia originalità, e il mio fardello, sta nel credere che il cinema sia fatto più per pensare che per raccontare storie" (J. Godard); forse voleva dire "per far pensare", o forse anche questo è un errore di traduzione; ma è proprio questo il suo guaio: legge troppo; se leggesse di meno e riflettesse di più su quello che legge forse imparerebbe a pensare, e tra l'altro che per far pensare con un film bisogna anche saper  raccontare. Dovrebbe imparare dal suo amico Truffaut, per esempio.

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