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Je vous salue, Marie

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Je vous salue, Marie

di sasso67
8 stelle

Personalmente, non so mai se ridere o piangere, quando gruppi cattolici (o comunque sedicenti "cristiani"), generalmente fondamentalisti, insorgono di fronte a qualche film che osa affrontare, con intenti non agiografici, qualche dogma della religione, tanto intoccabile da essere considerato alla stregua di un tabù. Talvolta, poi, intervengono addirittura le gerarchie ecclesiastiche nonché stimabili e stimate personalità, di elevato livello, del mondo cattolico. Limitandoci al nostro paese, nel caso di Je vous salue, Marie, si ebbero reazioni scandalizzate da parte dell'allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini e del sacerdote gesuita Virginio Rotondi, intellettuale cattolico, nonché celebre conduttore della rubrica radiofonica RAI Ascolta, si fa sera, il quale dichiarò di condannare il film anche senza averlo visto, perché anche il solo averlo fatto in quella chiave costituiva «un atto di schifezza». Da un lato, quindi, c'è da piangere, pensando che ancora oggi vi sono persone - e non gli ultimi arrivati - che sentono il bisogno di scatenare delle crociate contro un'opera cinematografica, come quando si bruciavano i libri (e i corpi) degli eretici: qualcosa di analogo al film di Godard accadde, pochi anni dopo, per L'ultima tentazione di Cristo di Scorsese, mentre quando il devoto Mel Gibson girò La passione, le polemiche si acquietarono quando fu resa nota una frase attribuita a Giovanni Paolo II (peraltro smentita dai collaboratori), «è accaduto proprio così», come se il papa che ha battezzato il terzo millennio fosse stato presente. Però c'è anche da sorridere, perché, oltre all'effetto pubblicitario nei confronti di un film, quelle reazioni isteriche ed incontrollate (tipiche soprattutto di Italia, Francia, Spagna e Stati Uniti d'America) testimoniano che ancora oggi vengono realizzate opere provocatorie nei confronti dei dogmi della religione, opere che ovviamente non siano volgarmente blasfeme, bensì provocatorie, atte ad instillare il dubbio laddove sembra che ce ne sia sempre più bisogno. Un dubbio fecondo, inteso secondo quanto contribuiscono ad insegnare l'insieme delle opere di Autori, come Dreyer, Bresson o Olmi che, credenti o meno, hanno spesso messo al centro del loro lavoro la fede in Dio, comunque lo si debba intendere: nel senso che dal dubbio può nascere la fede, mentre dalla sorda accettazione del dogma può scaturire un grande vuoto.
Il problema, semmai, è che il turbinio di polemiche può scatenare una gran confusione, dalla quale, alla fine non può che prodursi l'incomprensione del film oggetto di contestazione. È vero, infatti, e più che legittimo che la critica cinematografica si esprima anche in termini severi su un film, in quanto insieme di contenuto e forma, sebbene il suo compito precipuo sia quello di spiegare e far comprendere al comune spettatore perché un'opera sia riuscita oppure non lo sia. Nel giudizio negativo su Je vous salue, Marie che accomunò diversi critici da quotidiano (o da rivista), come Giovanni Grazzini e Tullio Kezich, quest'ultimo rimase vittima di un infortunio "teologico" da pivellino del catechismo. Scrisse, infatti, che nel film di Godard «si ripercorre la vicenda dell'Immacolata concezione ambientandola ai nostri giorni» (Il Film '80, Milano, p. 129), mentre è risaputo che il dogma dell'Immacolata concezione riguarda non il concepimento di Gesù da parte di Maria, vergine, per intervento dello Spirito Santo (che costituisce effettivamente il soggetto del film), ma la circostanza che, unica tra gli umani, Maria sia priva del peccato originale fin dal suo concepimento.
Il film, infatti, può piacere o non piacere, come qualsiasi opera d'arte (un quadro, una sinfonia, un romanzo, una poesia), e a me capita spesso che i film di Godard non piacciano. Questo, però, lo trovo sensato, non campato in aria, sentito e, perfino - cosa inusitata per un film del regista ginevrino -, umile. Certo, le elucubrazioni di difficile comprensione non mancano, ma quale altro argomento può suscitare e di fatto ha suscitato altrettante discussioni e disquisizioni del concepimento virginale di Maria? Godard si difese dalle polemiche, sostenendo addirittura che tra gli sceneggiatori del film si sarebbe potuto tranquillamente annoverare lo stesso papa Giovanni Paolo II, che, proprio agli inizi degli anni '80, parlò del senso etico necessario anche nell'atto erotico. Questa mi sembra la chiave di lettura del film. Per il resto Godard forse indulge a qualche vezzo dei suoi (la vicenda parallela di Eva e del professore si può definire pleonastica), ma mette in scena una ragazza abbastanza normale di quei tempi - «en ce temps la», come si legge nella didascalia che compare ogni tre per due - che gioca a pallacanestro, ha un fidanzato, tribola per amore e, cosa eccezionale (forse l'unica), è ancora vergine. Il sacrificio di Marie è sottolineato dai suoi dubbi e dai suoi contorcimenti nel letto, avvolta da un lenzuolo che ricorda il sudario del sacro sepolcro, mentre certe inquadrature che Godard dedica alla sua attrice Myriem Roussel ricordano il Cristo morto del Mantegna.

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