Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film
L'unico moto di curiosità proveniente da questo poliziesco 'sbracato' (cioè all'italiana: metropoli in mano alla malavita, sbirri che agiscono al di là della legge, un'idea soggettiva del concetto di giustizia, etc.), l'unico elemento che può attirare in tutta una trama di momenti prevedibili, dialoghi ultrabanali e scarsa fantasia, sta nel personaggio centrale, quello dell'ispettore Cliff del titolo, che pare un diretto progenitore del(l'assai più celebre) Cattivo tenente di Abel Ferrara, che arriverà soltanto venti anni dopo, nel 1992. D’altronde, lo stesso Cliff può apparire come un chiaro discendente del protagonista di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri (1970), seppure con molti distinguo (qui non importanti). Ivan Rassimov come interprete ha i limiti che si conoscono, e al suo fianco non compaiono nomi degni di nota se si eccettuano quelli di Ettore Manni e di Stephanie Beacham, proveniente dalla televisione britannica. Dallamano sa il fatto suo per quanto riguarda l'azione, ma il difetto originale dell'opera risale già alla fase di scrittura, molto approssimativa (sceneggiatura firmata dal regista e da Sandy McRae, nome o pseudonimo mai prima nè dopo sentito). Il finale telefonato è l'emblema dell'intero lavoro; mezzo voto in più, a ogni modo, per la colonna sonora piacevolissima: è di Riz Ortolani. 2,5/10.
Lo spregiudicato ispettore Cliff si inserisce in un traffico di prostitute e droga cercando di seminare zizzania fra bande rivali. Per un po' il suo gioco funziona, finchè i banditi decidono di vendicarsi: ma coalizzarsi non sarà affatto facile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta