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Tokyo Godfathers

Regia di Satoshi Kon vedi scheda film

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La recensione su Tokyo Godfathers

di Cocchan
7 stelle

Di sicuro più tranquillizzante e digeribile di altre sue opere, Satoshi Kon si discosta qui da alcune tematiche da lui spesso trattate in maniera più onirica e surreale, rimanendo a un livello narrativo più realistico per quanto riguarda la trama, ma non negando certo l’immediatezza nel racconto e la messa in scena di tematiche spesso scomode.

Film natalizio ricco di buoni propositi e sentimenti, ma che ha il pregio di non risultare stucchevole o banale sebbene a tratti sia commovente o addirittura improbabile. I temi trattati sono spesso spinosi e affatto semplici, ma vengono esposti in maniera piacevole e delicata in una favola urbana che ha come protagonisti degli antieroi impersonati da i borderline per antonomasia della città: dei barboni, i quali vengono ritratti in maniera sì positiva, ma senza negare la loro storia personale e il declino morale che li ha condotti a diventare dei senzatetto, in maniera del tutto priva i pietismo becero e, anzi, il finto buonismo viene abilmente sfruttato per caratterizzare il burbero scimmione Gin, tra i tre barboni forse il personaggio più riuscito. Sebbene a tratti i fatti siano spesso esasperati o improbabili, o addirittura troppo facilmente risolti, in generale il film risulta ben strutturato e presentato come una fiaba moderna, dove eventi straordinari sono risolti senza troppe elucubrazioni e spiegazioni ridondanti, sfruttando la commedia delle coincidenze a fare favore di uno svolgimento fluido ricco di colpi di scena.

Ognuno dei tre padrini rappresenta in maniera canonizzata alcuni prototipi di quelli che la società moderna definirebbe come "misfits": un uomo che ha perso casa e famiglia per i suoi problemi di alcool e gioco d'azzardo, un travestito dagli esasperati atteggiamenti femminili estremizzati e un'adolescente problematica scappata di casa, ex cicciottella e scorbutica. Questa triade improbabile vive insieme nell'indifferente Tokyo, quando casualmente, rovistando tra dell'immondizia nel giorno di Natale, trovano un neonato abbandonato che dà l'inizio all'intera storia e, in parallelo, all’analisi nel profondo nella vita precedente di ognuno dei tre angeli custodi.

 

scena

Tokyo Godfathers (2003): scena

 

Di sicuro più tranquillizzante e digeribile di altre sue opere (soprattutto grazie all'happy ending), Satoshi Kon si discosta qui da alcune tematiche da lui spesso trattate in maniera più onirica e surreale, e spesso ben più impattanti (come ad esempio lo sdoppiamento di personalità in Perfect Blue o l'indagine del subconscio in Paprika) rimanendo a un livello narrativo più realistico per quanto riguarda la trama, ma non negando certo l’immediatezza nel racconto e la messa in scena di tematiche spesso scomode, quali la vita di strada, l’abbandono (non solo di minori, ma anche di persone care in momenti di difficoltà), la transessualità (e, in maniera più indiretta ma abbastanza evocativa, l’AIDS), l'incomunicabilità tra le persone (anche nella famiglia stessa), ma anche l’amore, la speranza e il perdono. Un film per tutti, che potrebbe essere tranquillamente annoverato tra la fila di film d'obbligo da visionare durante le feste natalizie, ma con un po' di brio in più.

 

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