Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Un film che in questi giorni (luglio 2012) andrebbe fatto vedere a politici cattolici come la Bindi o la Binetti (non la Minetti, che si addormenterebbe o comincerebbe a spogliarsi dopo cinque minuti), per la lezione d'amore che impartisce allo spettatore. Si tratta di un amore omosessuale, ma, per il sottoscritto, il discorso non cambierebbe di una virgola se il segno fosse opposto. Un amore così forte da non conoscere ostacoli o tradimenti, tanto che l'anziano pittore, innamorato del giovane modello che ha ritratto in decine di quadri divenuti famosi, sul letto di morte può dire, a buon diritto, di morire felice, per avere conosciuto un amore tanto grande. La riconoscenza, ovviamente, non è biunivoca, perché il giovane, adottato dal pittore come figlio, scappa con una donna, con la quale condivide una cosa fondamentale - la giovinezza - e, per mantenersi, vende il quadro che il padre adottivo, considerandolo il proprio capolavoro, gli aveva regalato. Ma il vecchio pittore, considerando la propria situazione, dipinge un'ultima tela, rappresentante Giobbe, un vecchio cencioso, nel cui sguardo si comprende che ha perso tutto. Il pittore non muore felice, ma consapevole di avere avuto dalla vita due doni che non tutti gli uomini ottengono: la capacità di produrre dell'arte e avere vissuto un grandissimo amore. La scena della morte dell'anziano è una scena potente e commovente, resa credibile da una prestazione mimica di Benjamin Christensen, più noto come regista del film La stregoneria attraverso i secoli (1922).
Chiederei a Film TV se non fosse possibile avere una scheda del film in italiano.
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