Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Introducendosi con un sotterfugio nelle case lasciate temporaneamente disabitate (per un viaggio, per una vacanza o un impegno), un giovane ogni notte vive briciole della vita d'altri, della quale in un certo senso si appropria e la prosegue per esempio aggiustando oggetti rotti o lavando i panni sporchi trovati in giro. L'unico elemento identitario sembra essere un cd, sempre lo stesso, che il ragazzo ama suonare negli stereo incustoditi.
In una di queste case in una occasione trova una donna, abusata dal marito, nei cui confronti scatta una immediata e spontanea empatia fino a favorirne la fuga con lui. La coppia si assesta sulle abitudini del ragazzo finché un incidente non li porta all'arresto da parte della Polizia il cui commissario si accanisce violentemente contro il giovane, anche indispettito dal suo mutismo.
Per poter tornare a rivedere la donna che lui ama, riamato, sarà necessario uno stratagemma sconvolgente...
Dramma della alienazione e della solitudine, simboleggiate dall'ostinato silenzio del protagonista (il Regista non gli permette di dire neanche una parola in tutta la storia). Il rifuto della vita borghese, la ricerca di soddisfazioni "altre" si scontra col perbenismo che spesso genera infelicità, come la storia della donna che vive sola e triste nella grande casa lussuosa.
L'opera non è priva di una violenza sottile ma percepibile, che si materializza nelle palline da golf scagliate dal ferro 3, prima ancora che nelle azioni fra gli uomini.
Con un finale a metà fra l'onirico e il fiabesco, in cui ogni spettatore saprà leggere l'esito secondo la propria sensibilità.
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