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Donnie Darko

Regia di Richard Kelly vedi scheda film

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La recensione su Donnie Darko

di scapigliato
10 stelle

Donnie Darko è La Rabbia Giovane dei nostri giorni; della mia generazione. Non è un horror, ma una sua prefazione: per capire l’essenza e la portata politica del cinema horror bisogna “leggere” Donnie Darko. Bisogna respirare la sua voglia di distruzione positiva, perchè solo distruggendo si può ricostruire.

Il film di Richard Kelly è una proposta provocatoria ed irriverente che raccoglie sicuri consensi in chi crede nella lotta al prefatto, al preconfezionato, all’imposto, all’imperante-dominante, al banale. Gli abiti mentali dei benpensanti ci propongono modelli falsi per vivere al sicuro, accettare la condizione imposta e negare la verità e la realtà. Mentre gli uomini cosiddetti “esemplari”, sbandierati dalle tv e dai governi, troneggiano in vetrine patinate e false, i poveri cristi, veri, immediati e genuini, vengono invece additati come pazzi, come schizzati, come diversi, e quindi pericolosi – tarchettiano insegnamento del dissociato. La profondità di Donnie Darko è la chiave esemplare per comprendere il carattere ribelle insito nel genere horror. Perchè l’Horror è Ribellione. L’Horror è Politica.

La società ufficiale tende ormai ad omologare tutti quanti, ad appiattire le passioni, a sterilizzare l’intelligenza, a imprigionare le menti, la libertà e la creatività. Ci stanno insegnando a diventare apatici. E il mondo dell’istruzione è il primo strumento di questo squadrismo bianco, poco urlato, ma letale. E noi ragazzi siamo i primi a farne le spese. Donnie Darko ci spinge a rifiutare tutto questo. Ci aiuta a rifiutare la cultura dominante per cercare altre vie. Vie migliori, libere, tolleranti, divertenti e piacevoli. Perchè anche la semplice leggerezza di un piacere, spesso e volentieri accusato dagli austeri e timorati difensori della morale, è una via di pace e di distensione.

Il film ogni tanto riesce pure a mettere i brividi con intelligenti soluzioni nere, ma ciò che inquieta maggiormente è il ritratto che viene fatto dei perbenisti di Middlesex. I professori (non tutti), le famiglie, il “predicatore” moralista di Patrick Swayze, sono tutti dominati da un generale rintronamento puritano, tipico americano, in cui ciò che conta è quello che si mostra. Pazienza se i mostri siamo noi - e ce lo insegna regolarmente proprio il cinema horror. Pazienza se il mondo va a puttane in tv e in prima serata, con tanto di sorriso stampato e tiraschiaffi. Pazienza. Tanto a farne le spese saranno sempre e solo gli spiriti liberi e ribelli, come quella Nonna Morte internata nella sua solitudine.

E la solitudine è anche l’altro grande mostro da cui si deve difendere Donnie Darko. Vivere soli, sentirsi soli e additati perchè diversi. Crescere soli e poi morire soli, sono le tappe inquientanti di una via crucis giovane che ha l’azzeccatissimo volto di Jake Gyllenhall. L’attore è infatti generosissimo, fresco e trascinante nella sua provocazione cinematografica, narrativamente utile per passare un messaggio alto e nobile: saper dire di no. Distruggere per ricostruire.

Il finale è difficile. Forse non spiega nulla, o forse spiega tutto. Ma ciò che ti rimane a fine pellicola è che Donnie Darko, nel bene o nel male, sei proprio tu. Tu, che sogni a volte l’estremo e distruttivo desiderio di morte a startene da solo e incompreso mentre affoghi nell’incomunicabilità, che è il prezzo per essere “contrari”. Un’autodistruzione che in sé porti il seme di una rinascita migliore. Basta tenere in coma i nostri cervelli con tutto quello che ci propinano le tv, i governi, i banchi di scuola omologati e al servizio dei potenti. Basta con gli edificanti film moraleggianti e le fiction tv sterilizzanti. Bisogna urlare NO. Donnie Darko dopotutto è un super-eroe “al contrario”.

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