Regia di Richard Kelly vedi scheda film
Donnie Darko si addentra con garbo negli intriganti meandri delle realtà parallele e del viaggio nel tempo. Ma sarebbe semplicistico liquidare questo film inserendolo in un’ipotetico ciclo alla “Final Destination”. Quando ci si addentra in certi territori lo spettatore non deve pretendere chiarezza o contare su finali rassicuranti ma solo lasciarsi trasportare dall’eventualità che tutto ciò che ci sta intorno potrebbe essere diverso da come lo percepiamo nel quotidiano. La vicenda è costantemente filtrata attraverso gli occhi del protagonista. Qua e là percepiamo che, nonostante viva in una classica famiglia americana da telefilm alla “Casa Keaton”, deve assumere delle medicine perché in passato ha combinato un non meglio precisato guaio, che la sua psicologa lo ritiene uno schizofrenico, che sua madre ha costantemente un bicchiere di vino in mano e tanti altri piccoli particolari che però non sono approfonditi ma lasciati come briciole a segnare un sentiero nel bosco. Donnie Darko è un diverso, uno psicopatico o un ragazzo con un terzo occhio che gli permette di vedere cose e persone che abitualmente esistono in altre dimensioni?
A me piace lasciarmi trasportare dalla terza eventualità… anche suffragata, se vogliamo, dalla prima sequenza del film, dove Donnie si sveglia su una strada di prima mattina. Lasciandoci la sensazione a posteriori di aver assistito ad un “loop” temporale in cui Donnie è “bloccato” nei 28 giorni che lo separano dalla sua morte, o la “fine del mondo”, così come lui lo conosce.
Quello che è certo è che il film ha il suo fascino, che gli interpreti sono tutti giusti e che la storia mantiene quel tanto che basta di incomprensibilità che spinge alla riflessione, al fantasticare, al cercare di comprendere, al confronto delle opinioni. Donnie Darko infatti ti sbatte in faccia anche gli anni Ottanta con la loro società ancora inconsapevole ma già profondamente distorta e ossessivamente alla ricerca di valori vuoti o falsi.
Alcuni momenti sono proprio godibili anche perché supportati da una colonna sonora d’eccezione, che tocca il suo apice nel “clip” dei Tears for Fear.
Insomma, parlare di uno dei 100 film più belli di tutti i tempi è solo un’operazione di marketing pretenziosa ma Donnie Darko è un film veramente riuscito pur nella sua sfuggevolezza. E’ curioso vedere come negli ultimi tempi l’idea di poter cambiare il passato o della realtà parallela sta diventando sempre più spesso un soggetto cinematografico a cominciare da The butterfly Effect per continuare con altri titoli di prossima uscita.
Un bella prova per quest'attor giovane. Potrebbe diventare il Christian Slater del nuovo millennio!
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