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Vendetta dal futuro

Regia di Sergio Martino vedi scheda film

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La recensione su Vendetta dal futuro

di giurista81
4 stelle

Pellicola sci-fi tra le meno riuscite tra quelle dirette dal bravo Sergio Martino con una sceneggiatura che introduce alcune idee interessanti, anticipando anche films successivi (tra i quali “Terminator 3” con la cyborg di sesso femminile o “Over The Top” con le sfide a braccio di ferro), ma che si rivelano insufficienti a salvare l’opera dalla mediocrità a causa di un soggetto poco brillante e di una serie di evidenti incongruenze narrative (vedi, ad esempio, il gruppo di soldati con i caschi integrali che si vedono alla fine e che escono da un semplice elicottero non da trasporto truppe o soprattutto i sentimenti provati dal cyborg che giunge ad amoreggiare con la Agren). Presenti, poi, scopiazzature palesi a film come “Terminator” (scena con il cyborg che controlla i movimenti dei “tendini” del proprio braccio squartato) e, persino, “Fuga dal Bronx” di Castellari (scena con il cyborg che sfonda la visiera del casco di un militare sfregiandogli il volto). La regia di Martino è sufficiente, tuttavia manca quella “visionarietà” che aveva contraddistinto molti dei suoi lavori precedenti, tra i quali “2019 dopo la caduta di New York”. Ne viene fuori un taglio quasi televisivo anche a causa di una fotografia, del solitamente bravo Giancarlo Ferrando, poco ispirata. Anche il ritmo non è sollecito, specie nella scialba prima parte, meglio il finale dove aumenta la componente action senza comunque dar vita a niente di trascendentale.
Buona la prova del giovane Sergio Stivaletti che convince appieno, visti i mezzi economici a disposizione, con i suoi effetti speciali (basta confrontarli con il pastrocchio fatto da De Rossi, altro celebre esperto di make up e collaboratore di Lucio Fulci, nel suo “Cyborg il guerriero d’acciaio”), tra i quali si segnala una testa femminile decapitata parlante e la scena copiata da “Terminator” sopra descritta. Si rimpiange, invece, l’assenza di Geleng alla scenografia non adeguatamente sostituito da Adriana Bellone. Stranamente poco ispirato il celebre Claudio Simonetti, autore di pezzi che costituiscono la storia del nostro cinema di genere (basta ricordare i suoi lavori con i “Goblin”), che nella circostanza compone temi musicali piuttosto anonimi.
Piuttosto ricco il cast artistico con la svedesona Janet Agren messa al fianco di un pessimo Daniel Green, inespressivo come pochi. Tra i “cattivi” si segnala la presenza dell’ottimo Luigi Montefiori (indubbiamente il più in palla del lotto), del veterano John Saxon, nell’occasione abbastanza svogliato, e di Claudio Cassinelli all’ultima apparizione sul grande schermo e deceduto proprio sul set del film in questione in un tragico incidente a bordo di un elicottero.
In definitiva un’opera che gli amanti di B-movies possono anche vedere, ma che non si lascia ricordare tra quelle più meritevoli di esser ricordate. Deludente. Voto: 5

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