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Collateral

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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Eric Draven

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La recensione su Collateral

di Eric Draven
8 stelle

Collateral, uno dei grandi film imperdibili di Michael Mann, uno dei massimi cineasti viventi del quale, a dire il vero, considerata la sua filmografia impressionantemente alta, è opera magna e improba ravvisare, nel suo pressoché immacolato excursus cineastico, delle opere minori o d’inferiore valore rispetto alle singole altre.

Collateral è il classico filmone, robusto, compattissimo, girato da Michael Mann in digitale nel 2004, avvalsosi per l’occasione della chiaroscurale, fluorescente fotografia, osiamo dire, increspata e acquosa, liquida, cerulea e livida degli avanguardistici cinematographers Dion Beebe e Paul Cameron. Qui allo zenit delle loro mirabolanti destrezze filmiche più suadentemente pindariche e perfino pittoricamente roboanti.

Sì, perché Collateral, nelle sue due velocissime, futuristiche ore adrenaliniche, iper-cinetiche e avvolgenti, non ci lascia un attimo di tregua, appassionandoci dal primo all’ultimo, mozzafiato minuto in virtù anche delle luci multicolori e delle inquadrature impressionistiche di questi due impeccabili maestri della fotografia. Per l’occasione en pleine forme vivissima.

Collateral, film uscito sui nostri schermi il 15 Ottobre del 2004, anno nel quale, prima d’essere distribuito con successo in sala, ebbe il suo sfavillante debutto d’anteprima mondiale, fuori concorso, alla 61ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, riscuotendo immediatamente sperticati, giustissimi elogi della Critica e gli applausi scroscianti di una Sala Grande gremita ad omaggiare Mann e i suoi due strepitosi interpreti, ovvero un Tom Cruise raramente così in parte e un Jamie Foxx notevolissimo. Infatti per questo suo ruolo fu candidato all’Oscar come migliore attore non protagonista.

Trama...

 

Max (Jamie Foxx) è un modesto tassista che lavora come un negro, è il caso di dirlo, per racimolare i soldi necessari al fine di realizzare il suo innato sogno nel cassetto. Ovvero quello di abbandonare la sua stressante vita nella tentacolare metropoli di Los Angeles per involarsi, appagato e finalmente libero da vincoli ordinariamente frustranti, verso un’incontaminata, idilliaca isola tropicale.

Dopo aver caricato sul suo taxi la bella procuratrice distrettuale di nome Annie (Jada Pinkett Smith), la quale, essendo entrata in piacevole confidenza con Max, gli lascia il suo numero di telefono, sul suo tassì entra quindi un tipo elegantissimo ma al contempo ambiguamente misterioso. Un uomo dalla cortissima capigliatura sfumatamente albino-brizzolata e con un viso robotico da bella, affascinante, magnetica sfinge, il coriaceo Vincent (Tom Cruise).

Inizialmente, Max crede che sul sedile posteriore del suo taxi si sia appena accomodato uno degli ennesimi suoi clienti, sì, dalla parlantina pungente e forse un po’ trivialmente saccente, eppur normalissimo, invece di lì a poco comprende che Vincent altri non è che uno spietato sicario che profumatamente lo pagherà per portare a termine una pluriomicida missione rischiosissima.

Invischiandolo in un gioco pericoloso che fa capo a boss narcotrafficanti e a una contorta rete di spie e tremendi informatori criminosi.

Un film che si svolge nell’arco temporale che va dal tramonto all’alba, immerso torbidamente in una cristallina notte dei peccati più profondamente angosciosi.

Ove si staglia la figura super carismatica di un Tom Cruise eccezionale, quanto mai adatto per il gelido ruolo di Vincent, che si esibisce istrionico, atletico e portentoso in una delle sue migliori, torreggianti prove recitative di sempre. Un Cruise all’apice della sua ipnotica allure, qui nell’inusuale, per lui, parte del villain irredimibile.

Affiancato, come detto, da un Jamie Foxx parimenti straordinario che gli tiene testa, non solo dal punto di vista attoriale, duellando con Cruise in un antitetico gioco speculare, perfino dicotomicamente simbiotico fra due archetipiche figure raffiguranti simbolicamente il male e il bene.

Sceneggiatura al goniometro di Stuart Beattie.

Nel cast anche Mark Ruffalo e Peter Berg. Cammeo di Javier Bardem.

 

 

di Stefano Falotico 

 

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