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The Spiral

Regia di Jôji Iida vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su The Spiral

di AndreaVenuti
7 stelle

Rasen, Joji Lida, 1998

locandina

The Spiral (1998): locandina

Diretto praticamente back to back con Ring rappresenta il suo naturale sequel, almeno nelle intenzioni dei produttori Masato Hara e Takashige Ichise. Il film per questioni "logistiche" non viene diretto da Nakata (impegnato appunto in Ring) bensì da Joji Lida, il quale riesce a coinvolgere parte degli attori del primo film (soprattutto Mai Takano e Hiroyuki Sanada); detto questo l'esito commerciale è tutt'altro che roseo al punto da spingere i produttori a richiamare Hideo Nakata e lo sceneggiatore Hiroshi Takahashi, cancellando quindi idealmente questo seguito.
 
Rasen non è assolutamente tremendo tuttavia si intuisce uno stile ed un approccio differente rispetto a Nakata.
In primis Lida apre il film proponendo uno scenario melodrammatico andando ad ignorare un qualsiasi aspetto orrorifico (il protagonista dopo aver rievocato il figlioletto morto è in procinto di suicidarsi) invece presente nei film di Nakata (anche se con rappresentazioni differenti poichè in Ring Nakata gioca, nei primi minuti, con un approccio parodico alla Scream mentre Ring 2 cambia subito registro mostrandoci una fugace e parziale apparizione di Sadako -grande uso del fuori campo).
Lida nel corso del film arriverà addirittura a proporre una malinconica love story, poco incisiva e abbastanza inutile.
 
Continuando con le differenze Lida rinuncia ad un apparato simbolico, assolutamente protagonista in Nakata, andando addirittura a ridimensionare il ruolo della cassetta maledetta virando altresì sul medical-thriller (il nocciolo della matassa riguarderà una sorta di virus).
 
Anche la regia è meno elegante se paragonata a quella Nakata tuttavia risulta abbastanza ricercata ed azzeccata. Lida ci delizia con movimenti selettivi, macchina a mano, false soggettive, carrellate laterali e verticali e frangenti onirici/orrorifici.
 
Ma adesso concentriamoci sullla grande novità di Rasen, vera e propria croce e delizia del film. Il regista (rispettando l'omonimo romanzo di Koji Suzuki) verso la fine dell'opera cancella praticamente tutto quanto detto in precedenza, imbastendo una sorta di horror post-apocalittico incentrato sul tema della resurrezione e della manipolazione genetica. Tutto molto interessante peccato però che venga affrontato in maniera assai frettolosa (in special modo le azioni riguardanti il personaggio di Hiroyuki Sanada).
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