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Le due facce del male

Regia di Richard Loncraine vedi scheda film

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La recensione su Le due facce del male

di supadany
6 stelle

Pellicola ben confezionata, anche se poi non risulta esente da pecche di vario stampo che penalizzano inevitabilmente il risultato finale, nonostante la presenza mefistofelica di Sting che peraltro, con i Police, non manca di comparire anche come protagonista della colonna sonora.

Martin Taylor (Sting) è un vagabondo truffatore che cerca di farsi aiutare con l’inganno fingendo di conoscere persone che in realtà non conosce affatto.

Così facendo trova in due coniugi, segnati dallo stato semi catatonico della figlia, facili vittime del suo imbroglio.

Mentre l’uomo non si fida di lui, ma al contempo ha un segreto incoffessabile, che nasconde da tempo, la moglie (Joan Plowright) si fa abbindolare dalla sua presenza, anche perché desiderosa di veder cambiare in meglio la sua quotidianità.

In ogni caso l’idillio non è di quelli destinati a durare a lungo.

Film contraddistinto da una buona, per non dire qualcosa di più, atmosfera d’insieme che purtroppo non trova uno sfogo totale in una sceneggiatura che invece presenta qualche crepa.

Certamente la storia propone svariati aspetti salienti (una figura trasfigurata e misteriosa, un segreto pesantissimo orribilmente celato in primis), la regia propone anche alcuni momenti onirici ad effetto (vedasi quando Martin dorme per la prima volta nella stanza della ragazza di cui si finge il passato aspirante sposo, o quando insieme alla madre della ragazza prega e si scatena una tempesta in casa quando fuori tutto tace), ma, oltre a peccare di leggerezza in più di un passaggio (in fondo l’imbroglio non è poi così solido), quando si arriva alla resa dei conti tutto diviene sensazionalistico senza possedere la solidità per rendere la risoluzione indelebile.

Così il finale non è di quelli marginali, ma pur mantenendo un alone di mistero ed essere pure rivelatorio, rimane aleatorio e non del tutto soddisfacente.

Rimane comunque un film di genere con aspetti di rilievo (oltre alle atmosfere, Sting è carismatico quanto inquietante, mentre la Plowright è la perfetta donna di casa soffocata dalla realtà che vive con abnegazione), ma scarsamente risolutivo.

Comunque apprezzabile, seppur con alcuni distinguo negativi. 

Su Richard Loncraine

Regista eclettico come pochi che in questo caso se la gioca su un "campo" che non riesce a controllare completamente, pur mettendo a segno alcuni acuti importanti.
Discreto.

Su Sting

Presenza enigmatica, lui risulta più che soddisfacente per come affronta il personaggio senza paura o titubanza, finendo col essere mefistofelico ed ambiguo.
Curioso. 

Su Denholm Elliott

Discreto personaggio (con un segreto pesantissimo sulle spalle) che interpreta piuttosto bene.

Su Joan Plowright

Bel ruolo da casalinga senza speranza di avere una vita normale, al quale la sua figura si presta più che bene.
Assolutamente all'altezza.

Su Suzanna Hamilton

Costretta ad un ruolo di estrema sofferenza, tra smorfie e versi, sempre legata al suo letto di pena.

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