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The Mother

Regia di Roger Michell vedi scheda film

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La recensione su The Mother

di giancarlo visitilli
8 stelle

Scritto dal maestro dell’erotismo, Hanif Kureishi, e diretto da Roger Michell (quello del sopravvalutato Notting Hill) The Mother racconta di una donna, May, che si risveglia dopo un lunghissimo sonno: il suo matrimonio, per fare la stessa esperienza del personaggio di Il danno (di Louis Malle), anch’esso tratto dal bel romanzo di Josephine Hart.
Infatti, The mother è Il danno al femminile, meno scontato e brutto, rispetto al film di Luois Malle, ma la storia è molto simile e racconta di una coppia di anziani signori che si reca a Londra per visitare i figli ormai adulti. Durante la loro permanenza in città, il marito muore in seguito ad un attacco cardiaco e la vedova May decide di rimanere a vivere con i figli. Conosce così Darren, un operaio che risveglia in lei desideri mai sopiti. Ma Darren è anche l'amante di Paula, sua figlia.
May è la donna reo-confessa dell’infelicità della donna sposata, che ha tradito il marito al punto di abbandonare la famiglia per fuggire con l'amante. E’ il tentativo di disobbedienza e tradimento a certi moralismi e dettami (voluti da una certa cultura, purtroppo ancora confessionale) per cui una donna ultrasessantenne, specie se sposata, non ha alcun diritto se non quello di sentirsi come “un’auto da rottamare”. E invece, Roger Michell osa, più di Nigel Cole, che fa esporre le sue anziane nude per il Calendar girl: la relazione di May con il bell’operaio è puramente sessuale, perché la donna, nonostante i tanti anni di ‘felice’ matrimonio, trascorsi con il marito, non è stata mai felice (a tal proposito, basterebbe anche un superficiale sguardo alle statistiche italiane per ricavarne le stesse conclusioni). Il fatto è che May non si accontenta di poco, come tutte le brave nostre donne-mamme, nate per la vita casalinga. Le sue ambizioni sono altre, tutte portano, però, verso la libertà interiore, che appartiene ad ogni uomo o donna. A prescindere dall’età.
Un tabù infranto, che sin dalle prime e brevissime scene iniziali del film, conduce lo sguardo e il pensiero di chi guarda nel buio della dissolvenza al nero, nel ‘peccaminoso’, come ci hanno sempre inculcato. Per fortuna, poi, la strada è tutt’altra.
The mother è sicuramente un film capace di provocare forti reazioni, e non solo per la relazione ‘scandalosa’ tra l'anziana signora e il giovane uomo. La bravissima attrice, Anne Reid, (in Liam di Stephen Frears, Amore e morte a Long Island di Richard Kwietniowski) è un’attrice a cui non manca una buona dose di coraggio. Cosa penseranno le piccole (tante) grandi (pochissime) attrici italiane, guardando The Mother e della loro possibilità, da attrici ultrasessantenni, disposte a spogliarsi e ad interpretare un personaggio come quello di May: bello per le rughe scavate nella carne abbondante, per i seni flosci a causa dei tanti palpeggi dei figli lattanti, più che per le carezze dell’ormai defunto marito. Anne Reid è l’attrice giusta, che a tal proposito ha sostenuto: “Ho parlato a lungo con molte sessantenni. Non l’avrei mai immaginato, ma ne ho conosciuto diverse che avevano avuto una storia con muratori più giovani”.
Bellissime le inquadrature delle mani, le cui vene sembrano scoppiare per l’impulso vitale di chi ha ancora desiderio di essere ciò che non ancora è. Le lunghe sequenze al museo: anche la statuaria acquista la vitalità delle membra in carne ed ossa.
Bisognerebbe portarlo sul piccolo schermo questo film (solo per darne una maggiore diffusione), perché funga d’antiodo per tutti coloro che credono che la vecchiezza della carne sia anche quella della mente e del cuore, per tutti coloro che al “mi potevi essere un figlio/a…”.
Giancarlo Visitilli

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