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Kitchen Stories - Racconti di cucina

Regia di Bent Hamer vedi scheda film

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La recensione su Kitchen Stories - Racconti di cucina

di bradipo68
8 stelle

Piccoli Kaurismaki crescono.Se proprio vogliamo acccostare questo film alle opere di altri cineasti credo che il maggiore indiziato sia proprio il regista finlandese.Sono nelle sue corde queste storie di amicizia tra drop out,laconiche sempre sul filo del paradosso.Nel film di Hamer c'è molta carne al fuoco forse non tutta alla cottura giusta tanto per restare nella metafora.La storia è quella di un esperimento sociologico che oggi sarebbe chiamato ricerca di mercato da parte di ricercatori svedesi basato sull'osservazione degli usi e costumi culinari di scapoli norvegesi .E il metodo per osservarli consiste in un omino che durate il giorno osserva lo scapolo nelle sue faccende in cucina appollaiato su un seggiolone tipo quello su cui si siedono gli arbitri delle partite di tennis.Ed è vietato qualsiasi contatto umano che pregudicherebbe il tutto.A dirla così sembra un ricerca non tanto commissionata da un università quanto dallo stato maggiore dell'IKEA.In Kitchen Stories  è narrata la storia del vecchio scapolo norvegese Isak e dell'omino svedese Folke.Sembra che quest'ultimo osservi l'altro ma in realtà anche l'altro lo osseva da un buco fatto sul soffitto.Sono entrambi soli,Isak ha un amico che viene a prendere il caffè tutti i giorni dopo aver fatto uno squillo di telefono("sai quanto costa il telefono?" dice Isak) ,Folke ha solo una zia da cui andare a trascorrere Natale.E le loro solitudini si incontrano,scatta la complicità,pure se tra norvegesi e svedesi si possono vedere come il fumo negli occhi verrano cambiate le rispettive routine quotidiane.Un film lieve e gentile come la neve che cade e che ammanta tutto diventando allo stesso tempo metafora funerea.Kitchen Stories comincia come un racconto di quello che si fa in cucina ma diventa immediatamente altro anche perchè Isak dopo aver accettato di essere osservato in pratica si sottrae all'osservazione spostando tutte le sue attività culinarie nella stanza da cui lui osserva l'altro ribaltando del tutto la prospettiva.Il sorvegliato diventa sorvegliante.E dal nulla della solitudine si può arrivare a una forma di comunicazione anche quando non ci sarà più Isak.Nel suo minimalismo e nel suo lento scandire delle giornate è un film che tocca le giuste corde emotive,film come questo sono senza tempo e possono permettersi il lusso di attaccare senza riserve tutta la corsa al moderno che già allora si viveva.Lo scopo della ricerca era quello di razionalizzare al massimo il tempo trascorso in cucina.Il film di Hamer è invece un invito alla slowness, al fermarsi un attimo(o anche più) per prendersi tutto il tempo necessario per farsi un caffè e accendersi la pipa con i fiammiferi poggiati sul tavolo.Per cucinare e per andare di fretta c'è ancora tempo.Un film ideale per tutti quelli che vivono alla propria velocità infischiandosene della velocità a cui vanno gli altri.....

Su Bent Hamer

regia che si prende i suoi bravi tempi ma che alla fine convince

Su Joachim Calmeyer

ottmo lavoro

Su Tomas Norström

eccellente

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