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Goodbye Dragon Inn

Regia di Tsai Ming-liang vedi scheda film

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Mike.Wazowski

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La recensione su Goodbye Dragon Inn

di Mike.Wazowski
10 stelle

Vedere questo film mi ha riportato alla memoria un episodio, nel dicembre 1995 insieme a Starbook (altro utente di questo sito) ci recammo a vedere Hong Kong Express al vecchio Goldoni (sigh!) a Firenze. In sala eravamo solo noi e alcuni altri pochissimi spettatori. All'uscita entusiasti dalla visione del film di Wong-Kar Way ci fermammo un attimo a parlare con la cassiera molto cordiale e ci chiese molto francamente, "ma che cosa ci avete capito?" e noi ci soffermammo a parlare dei nostri pareri, per poi essere interrotti nel nostro entusiasmo cinefilo da lei, a fronte di un incasso misero, "non ci abbiamo fatto una lira". E questo che mi ha fatto rivivere questo Good Bye Dragon Inn sulla chiusura incondizionata di tante bellissime sale in questo caso a Firenze che conoscevo abbastanza bene, possiamo benissimo dire di avere perso luoghi di cultura importanti. Come quest'ultima anche l'Alfieri Atelier, con il vicolo da cui si accedeva per entrare che puzzava di urina, ma per i film che davano si passava anche sopra di quello, ma tantissime altre che hanno chiuso lasciando un vuoto notevole nella città e nella cultura.
Perchè con la chiusura delle sale d'essai sarà sempre più difficile vedere un film del genere negli anni a venire, restando al potere solo le multisale. 

Sulla trama

In una città dove piove incessantemente, ci ritroviamo dentro una sala cinematografica al riparo, dove assistiamo alla riproiezione di Dragon Inn del 1967. Ci sono sparuti spettatori, diciamo pochissimo interessati alla visione (un po’ come avviene anche qui da noi nelle sale, (lo smartphone è onnipresente), un ragazzo che è entrato di nascosto(?) (la bigliettaia era fuori dal casotto) fa per noi la presentazione delle varie figure presenti. C’è chi mangia rumorosamente, c’è chi si toglie i calzini e mette i piedi sulla spalliera proprio accanto a lui, chi gli si siede accanto con il cinema completamente vuoto, e ancora tanti altri fantasmi presenti. Questo cinema è infestato come gli dirà poi un giapponese(?) trovato nei cunicoli del cinema stesso, in un viaggio tra le mura di esso. Diciamo che per le atmosfere e per i personaggi trovati e per la pioggia incessante potrebbe essere benissimo il prequel di The Hole sempre di Ming-Liang.
Fa tenerezza la bigliettaia che prepara i pasti per se e per il proiezionista (si scoprirà quasi solo alla fine) claudicante per un problema ad una gamba la seguiamo inerpicarsi in scale infinite, pertugi e quant’altro a svolgere tutte le mansioni di pulizia, bagni compresi, per questo cinema che sembra non finire mai e non incontrando mai una persona, a differenza del ragazzo che ne incontra a bizzeffe.
Comunque sembra cercare il ragazzo proiezionista che vediamo anche lui nel momento di riavvolgimento della pellicola e poi trovare la porzione di pasto lasciata per lui dalla ragazza. Da ultimo si potrebbero incontrare, ma lei aspetta volontariamente, e lo lascia andare, e rimane così l’amore platonico tra i due. Lei se ne va via nella pioggia con il suo intercedere claudicante.
Come era lo stesso The hole il film non è di facile visione tra campi lunghi e strettissimi che durano un esagerazione, anche a camera fissa, tanto che certe volte spostiamo l’occhio come a cercare qualche evento che non ci sarà
Bellissima la sequenza in cui la ragazza in uno dei suoi pellegrinaggi, apre la porta proprio a lato schermo, contrapponendo il buio della sala e la luce che proviene dalla porta, e si sofferma a guardare per alcuni istanti il film senza sapere a cosa stà pensando. Eccezionale.    

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