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Good bye Lenin!

Regia di Wolfgang Becker vedi scheda film

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La recensione su Good bye Lenin!

di maltese falcon
8 stelle

Miglior film europeo al festival di Berlino 2003 e campione d’incassi in Germania, Good Bye, Lenin! è una singolare e riuscita commedia politica dalle sfumature drammatiche e fiabesche, ambientata nella monumentale Berlino Est. Christiane Kerner (la brava Katrin Sass), rigorosa attivista per il progresso sociale del regime comunista cade ed entra in coma a ridosso della riunificazione nell’ottobre 1989. Si risveglia otto mesi più tardi in una Germania profondamente stravolta, che all’indomani della caduta del Muro è intenta a risollevarsi e ad aprirsi alla nuova realtà che avanza. Nel periodo di malattia della madre il figlio Alex, per evitarle un brusco shock, è artefice di una irresistibile e paradossale messinscena metarealistica: far rivivere all’interno del piccolo appartamento i fasti della DDR, attraverso familiari, amici, amorose menzogne, ostinate convinzioni, intriganti equivoci, telegiornali artigianali e marche di prodotti obsoleti, come se tutto progredisse immutato nel tempo. Cosceneggiato e diretto da Wolfgang Becker, l’intreccio non sempre è all’altezza delle brillanti trovate e memorabili sequenze, supportate dalle intense e convincenti interpretazioni non solo dei protagonisti, da menzionare il giovane Daniel Brühl e la «stella nascente» del cinema russo Chulpan Khamatova, giurata alla 63ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. La ricerca scenografica e costumistica è minuziosa, la fotografia energica esalta la fervida dinamicità della nuova Berlino, metropoli dallo sterminato e celebre immaginario cinematografico. Notevoli ma non invadenti gli effetti speciali impiegati per enfatizzare le due diverse realtà vissute dalla grande città segnata dall’inarrestabile cambiamento. Pur concedendosi qualche lieve retorica, film da (ri)vedere per l’abilità con cui rielabora la realtà e il tempo, concilia storia e storie, pubblico e privato, sprigiona forte vitalità e cela all’interno utopie, biasimi e nostalgie.

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