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Le invasioni barbariche

Regia di Denys Arcand vedi scheda film

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La recensione su Le invasioni barbariche

di Darjus
8 stelle

Chi sono i barbari che insediano l’impero? Sono i vecchi sessantottini imborghesiti e delusi? Sono gli americani che vogliono esportare in tutto il mondo il loro libero mercato? Sono gli ignoranti? Oppure gli intellettuali? E’ la nuova generazione che barbaramente rimpiazza la vecchia? Forse, sono tutti dei barbari. Forse, il vero impero, da difendere con tutte le forze sino ad accettarne la fine, è la vita stessa: gioie ed errori, malinconie e fallimenti, successi e miserie. O meglio è l’amore per la vita, il cuore dell’impero, a dover essere protetto dalle invasioni esterne: saper godere dei piaceri, saper amare e soffrire, abbracciare un ideale o un sogno, anche se vuol dire perdere, saper accettare la morte, purché sia dolce. Rémy segue coerentemente e sino alla fine il suo ideale di vita, fallimentare e infantile, naif e idealista, ma autentico e, a suo modo, giusto; e se è vero che è solo grazie al successo economico del figlio, ormai spersonalizzato dal capitalismo moderno, che può ottenere le migliori cure, sarà una droga letale e gli amici di un tempo a farlo star bene. Arcand sa intrecciare bene caratteri, idee e punti di vista e anche se il suo appare ben evidente, il ritratto che emerge è gradevole e veritiero. E non scontato. Raccontando di un conflitto generazionale e di personalità, il regista canadese riesce a commuovere senza deprimere, ad appassionare senza ricattare, e ad essere buono, senza diventare «buonista». Ci riesce perché racconta la gioia di vivere con tutte le sue pene e, con grande intelligenza (quella collettiva di cui si parla in un dialogo del film, ma soprattutto quella emotiva, che sa «sentire» i fenomeni, prima ancora di analizzarli in senso cognitivo), dà una lezione ad una nuova generazione che sembra aver perso la propria umanità. Un film che non si può non definire “importante”, da vedere, rivedere e far vedere: nelle scuole, nelle piazze, nelle università, nei circoli, nei tribunali, negli ospedali, etc. ***1/2

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