Regia di Romolo Guerrieri vedi scheda film
A Torino un commissario indaga su un giro di prostituzione minorile e droga, con l'aiuto di un amico giornalista. Giunto alle scottanti conclusioni, il duo si vede messo a tacere: il primo viene rimosso dai suoi incarichi e al secondo si impedisce di divulgare la verità.
Scritto dall'accoppiata Nico Ducci e Mino Roli a partire da un romanzo ("Il commissario di Torino": difficile immaginare un titolo più anonimo e anticommerciale) di Riccardo Marcato e Pietro Novelli, Un uomo, una città (difficile immaginare un titolo più vago e meno attinente con la trama) è un poliziottesco in realtà niente male. Il regista Romolo Guerrieri è il fratello di Marino Girolami e lo zio di Enzo Castellari (il cognome reale di tutti e tre è Girolami); aveva appena diretto La polizia è al servizio del cittadino?, con lo stesso protagonista, un sempre ottimo Enrico Maria Salerno, e l'esperienza non gli mancava: si vede bene, perchè Un uomo, una città è uno dei migliori prodotti del filone italiano del poliziesco. Brutale, caotico, pieno di personaggi negativi e con un finale amaro, amarissimo anzi: tutti gli ingredienti necessari sono presenti e i limiti dell'operazione sono essenzialmente solo quelli relativi ai contenuti, enfatizzati e al contempo semplificati per venire incontro al più classico schema 'buoni' (pronti a tutto, anche al male) contro 'cattivi' (marci fino al midollo). La legge non solo non basta, ma è addirittura contro i cosiddetti buoni: aggiunta in postilla, anche la stampa è connivente con questo sistema accondiscendente nei confronti della malavita organizzata. Nulla che non abbiano già abbondantemente raccontato altri autori sul grande schermo nostrano, del resto. Fra gli altri interpreti si segnalano anche Luciano Salce, coprotagonista un po' macchiettistico, ma efficace nel contesto; Paola Quattrini, Françoise Fabian, Bruno Zanin, Francesco Ferracini e Tino Scotti. Dalla colonna sonora di Carlo Rustichelli ci si poteva attendere un pochetto di più. 4/10.
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