Regia di Steven Shainberg vedi scheda film
Una delle storie d'amore più atipiche mai portate sullo schermo(a parte forse Harold e Maude)è un piccolo gioiello di ironia ed intelligenza emotiva.
Lungi dall'essere un semplice racconto sul rapporto tra un sadico e una masochista, o sulla sottomissione di una donna plagiata dal suo amato(dominatore), il film è invece piuttosto una riflessione profonda ed intensa sui rapporti d'amore: l'accettazione delle reciproche sofferenze, lati oscuri e debolezze; la capacità di curare gli aspetti dolorosi della personalità e del passato(ma anche del proprio futuro) attraverso il contatto intimo tra due individui che si incontrano e si comprendono senza veli od ipocrisie(intimità che è sia interiore che sessuale); la resa alle proprie pulsioni segrete e più irresistibili, che vengono sublimate attraverso un rapporto di passione e affetto in qualcosa di migliore; ed infine la presa di coscienza di una donna, che ben lontana dal farsi dominare e sottomettere, sceglie di condividere la propria fragilità e dolore solo(e solo!)con l'oggetto del suo amore, ritrovando la propria voce e volontà...
Non fosse poi per i contenuti, in Secretary troviamo una prova di attori a dir poco sublime: Maggie Gyllenhaal è alternativamente sexy e buffa, fragile e forte; mentre a James Spader bastano un'occhiata e un gesto per comunicare un mondo di parole ed emozioni. Gli sguardi e i dialoghi tra i due sono qualcosa d'indescrivibile(specie in lingua originale).
L'amore nella sua essenza più profonda: tenero e violento, salvifico e distruttivo, passionale e contradditorio, schiavizzante ma infine liberatorio.
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