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Signs

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su Signs

di Antisistema
7 stelle

Night M.Shyamalan è una personalità molto strana, avrebbe potuto campare per tutta la carriera con film sullo stile del Sesto Senso, con accuse di ripetitività sicuramente, senza però subire l'ostilità sempre più crescente da parte della critica, che mano a mano, ha accolto sempre con meno entusiasmo le opere del cineasta, con varie accuse sui buchi di sceneggiatura, dialoghi imbarazzanti, ironia fuori luogo etc... non che tutto questo non vi sia, ma spesso tali imperfezioni servono al cineasta per imbastire un discorso meta-cinematografico, che qui in Signs (2002), mai come prima nei film del regista, risulta preponderante. 
Signs si sviluppa in un'unica narrazione, che corre su due binari tematici paralleli; l'invasione degli alieni e la perdita della fede da parte di Graham Hess (Mel Gibson), ex pastore protestante, che ha rinunciato ad esercitare il ministero causa morte della moglie per incidente stradale, decidendo di ritirarsi in una fattoria di campagna assieme al fratello Merrill (Joaquin Phoenix), ex giocatore di baseball, con i piccoli Morgan (Rory Culkin), affetto da attacchi d'asma e Bo (Abigail Breslin), avuti con la defunta consorte; la routine viene sconvolta dal ritrovamento di un misterioso cerchio nel grano, nel campo di mais all'interno della sua proprietà, gettando ancora più confusione in un uomo lacerato da una profonda crisi, che ha smarrito il proprio posto nel mondo. 
Dico subito le cose come stanno, seppur davanti ad un film come il Sesto Senso (1999), sicuramente è un passo indietro rispetto ad Unbreakable (2000), dove il cineasta era riuscito a portare avanti la propria idea di cinema con maggiore rigore nel controllo della messa in scena e più equilibrio tra le varie anime del racconto meglio amalgamate tra loro, rispetto a Signs, dove Shayamalan resta si assolutamente fedele al proprio cinema, ma estremizza forse un pò troppo la propria componente "wired", con sequenze involontariamente comiche (su tutte l'incidente mortale della moglie di Graham, con annesso dialogo tra i due), in una storia alla fine molto densa e drammatica in fin dei conti, con esiti stridenti; forse la scelta di Mel Gibson non è stata la migliore nel portare avanti quella che a conti fatti risulta essere una vera e propria linea parallela tematica, che s'incrocia solo nelle fasi conclusive con quella dell'invasione aliena, dove Joaquin Phoenix gli fa fare la figura del fessacchiotto, dimostrandosi un'attore di razza sin dalla sua giovane età, sfruttando appieno quel suo sguardo si gelido, ma tremendamente adatto alla stranezza di un'opera come Signs, che spesso scade nel ridicolo (cercato devo presumere) e nell'involontariamente comico, dove però tale attore con la sua recitazione, ci sta alla grandissima, rendendo cinematograficamente interessante, tale segmento narrativo.

 

Mel Gibson, Rory Culkin, Cherry Jones, Joaquin Phoenix

Signs (2002): Mel Gibson, Rory Culkin, Cherry Jones, Joaquin Phoenix


Signs sembra un B-movie fantascientifico anni 50' e 60', che ama satirizzare quel genere di opere, perchè mai come prima Shyamalan gioca con il meccanismo meta-cinematografico in modo scoperto, buttando nel mezzo un libro comprato da Morgan, riguardante il modo di affrontare una possibile invasione aliena ed i suoi possibili esiti, con tanto di trovate assurde come la carta stagnola in testa perchè essa non dovrebbe far leggere nel pensiero dagli alieni (un cult quella scena), la cui raffigurazione come effetto speciale ha fatto inorridire gran parte degli spettatori, quando a dire il vero pare che il regista resti coerente con i suoi riferimenti anche nella loro rappresentazione, volutamente mal fatta e sgraziata a vedersi (con oltre 70 milioni a disposizione come budget è stata una scelta sicuramente voluta), ma messa in scena con una fantasia registica unica, tra fuori-fuoco, inquadrature attraverso i bicchieri ed un utilizzo di un Joaquin Phoenix assolutamente in parte, poichè sembra aver capito più di tutti intenti ed il tono dell'opera, con una prestazione recitativa improntata schiettamente sulla satira, risultando però sempre convinto di stare affrontando un'alieno in uno scontro all'ultimo sangue per la salvezza dei suoi familiari.   
C'è da dire che vedere Signs dopo aver visto come il sottoscritto all'infinito Scary Movie 3 di Zucker (2003), non gli ha fatto un favore, perchè pensando alla parodia fattane scena per scena, si capisce come l'opera di Shyamalan in effetti sia facile da perculare e schernire, ma al tempo stesso rafforza in modo lampante il suo essere schiettamente una satira ironica sul cinema di invasione aliena, ma girata con un tono posato ed una gestione della tensione per gran aprte dell'opera, praticamente sul nulla, visto che poi l'alieno a conti fatti come detto prima, saggiamente lo si vede soltanto per pochi minuti nel finale; pensandoci sopra verrebbe da dire che in fondo tale aspetto volutamente ridicolo non sia altro che un ulteriore presa in giro su come l'umanità percepisca minacce a livelli così alti, che poi in realtà si risolvono con il più innocuo ed impensabile dei metodi, portando lo spettatore a sentirsi preso in giro, perchè rivede in tali personaggi sè stesso. Lo so, ero partito con il dare una certa valutazione all'opera, ma nel momento stesso in cui sto scrivendo una recensione in proposito, in effetti viene da pensare che sia molto più intelligente e meno stupida di come sia stata liquidata velocemente da molti spettatori; ma in effetti se uno amava i vari film da invasione aliena della seconda metà degli anni 90', Signs non si può che rigettarlo totalmente. Un'opera stramba, "wired" all'eccesso come lo sarà di qui in poi molto spesso il cinema di Shyamalan, eppure nonostante le critiche tiepide e le prese per il culo da parte di molti, capace di incassare ai botteghini più di 400 milioni, un altro colpo in buca per lo sciamano. 

 

Rory Culkin, Mel Gibson, Abigail Breslin

Signs (2002): Rory Culkin, Mel Gibson, Abigail Breslin

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